Biden vuole riformare le Nazioni Unite
L’inviato speciale degli Stati Uniti alle Nazioni Unite Linda Thomas-Greenfield è in consultazione con i diplomatici dei 193 stati membri su una possibile espansione del consiglio in vista dell’apertura dell’Assemblea generale a New York a settembre. La proposta degli Stati Uniti, che mira a concedere seggi permanenti ad almeno cinque paesi senza concedere loro il potere di veto, riflette il desiderio di Biden di riconoscere la crescente influenza delle potenze emergenti. Biden sta spingendo per le riforme nonostante la storica riluttanza delle grandi potenze a cedere la loro influenza e ha annunciato il suo sostegno per aumentare il numero di seggi permanenti nel Consiglio di sicurezza durante l’ultima Assemblea generale delle Nazioni Unite.
“È giunto il momento per questa istituzione di diventare più inclusiva”, aveva detto il presidente degli Stati Uniti. Da allora i funzionari statunitensi stanno lavorando alla riforma dell’Onu e per modernizzare gli organismi globali, comprese istituzioni finanziarie come la Banca mondiale, per promuovere una gestione più efficiente non solo delle questioni di sicurezza ma anche delle sfide che includono i cambiamenti climatici e la salute globale. Washington ha già segnalato il sostegno per l’aggiunta come membri permanenti di Germania, Giappone e India, hanno detto i funzionari Usa ma Washington non sostiene il potere di veto per nessuno dei nuovi membri permanenti. Qualsiasi modifica richiede l’approvazione di almeno 128 dei 193 stati membri perché comporterebbe la modifica della Carta delle Nazioni Unite e la ratifica da parte di tutti i membri permanenti. L’amministrazione Biden ha però una serie di proposte concorrenti, in primis quella del gruppo “Uniti per consenso” sostenuto da Italia, Argentina, Corea del Sud e Pakistan, che mira ad aumentare il numero di seggi non permanenti e non dei permanenti.
Il presidente colombiano ieri ne ha sparata un’altra paragonando la crescita esponenziale dell’opposizione in Spagna al fenomeno all’ascesa al potere del partito nazista e di Adolf Hitler in Germania. “Oggi abbiamo una sinistra europea che non sa cosa fare e il fascismo che avanza. L’ho visto per le strade di Madrid. L’ho visto organizzarsi contro di me, perché sono latinoamericano, perché la mia pelle è “café au lait”, perché sono di sinistra”, ha detto Petro alla Fondazione Friedrich-Ebert-Stiftung, in Germania. “Il tutto chiaramente aiutato dall’estrema destra colombiana, che è assetata di sangue, che ha commesso un genocidio in Colombia, che ho anche visto organizzarsi nelle strade e uscire dal parlamento e la destra spagnola ha seguito il suo esempio”, ha detto Petro, in passato membro del M-19, un gruppo marxista terrorista/guerrigliero.
Petro ritiene che la situazione oggi in Europa sia “simile a quella dell’ascesa al potere di Hitler. È la realtà che avanza come nel 1933”. L’altroieri aveva affermato che la caduta del muro di Berlino nel 1989 era stata una iattura avendo portato all’indebolimento della sinistra. “C’è stata una grande notte neoliberista che per tre o quattro decenni ha dominato il mondo partendo proprio da qui, dall’abbattimento del muro di Berlino, che ha portato alla distruzione del movimento operaio su scala mondiale, a un formidabile indebolimento e poi a una perdita di valore della sinistra”.
Paolo Manzo, 18 giugno 2023
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