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L’opposizione si è arresa ai dittatori sanitari

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Non si fatica a capire la svolta moderata ed europeista di Salvini, capo dell’opposizione che c’è e non c’è: il tg2 in quota leghista non si distingue più dal tg1, dal tg5, dal notiziario de La7: tutto un catastrofismo virale, un conteggio perenne dei positivi, un appello isterico a coprirsi, ad aspettarsi il peggio.

Centrodestra morbido e collaborativo

Dice Salvini, novello Garibaldi: se gli esperti mi dicono di portare la mascherina anche in casa io lo faccio, io obbedisco. L’altra leader, Giorgia Meloni, sta in finestra ma sostanzialmente si comporta allo stesso modo, ha deposto i toni battaglieri. Quanto a Berlusconi, gli va dato atto di non avere mai cavalcato la protesta, anzi il contrario, di avere assunto sempre toni morbidi, ancora prima di finire contagiato; si può capire che l’esperienza personale, non facile, abbia radicato certe convinzioni.

Ma il fronte dell’opposizione collaborativa è molto più diffuso, molto più ramificato. Nelle Marche il nuovo governatore, Acquaroli, di Fratelli d’Italia, come primo atto firma un’ordinanza che anticipa addirittura le restrizioni del governo. L’omologo Zaia, in Veneto, cerca di barcamenarsi fra le ragioni di una comunità insofferente e quelle di una sicurezza possibile, ma anche lui non rinuncia a scagliarsi contro i temerari, i distratti in modo non dissimile da un De Luca. La senatrice di Forza Italia Licia Ronzulli va oltre, attacca i cosiddetti negazionisti definendoli pericolosi e gente da fermare, “scriteriati senza mascherina e senza cervello”.

Si potrebbe continuare, ma il gioco è chiaro. Cioè non è chiaro per niente, la politica ha le sue ragioni, che la trasparenza non conosce: cosa fa questa opposizione morbida, sanitariamente ammansita, convertita? Si chiede chi l’ha votata. E le risposte possono essere mille, tutte nel vento, amico mio; può giocare un senso di cautela che sconfina nella scaramanzia, meglio non rischiare, in fondo che ci costa sposare la teoria dell’allarmismo a prescindere? Poi, dovesse davvero scatenarsi il secondo inferno, me la debbo prendere io la responsabilità di avere sottovalutato gli eventi, giocandomi la carriera? Può essere che l’opposizione in questo momento non abbia nessuna voglia di prendere a gomitate Conte, se la veda lui, più s’infogna nel terrorismo sanitario e più presto la gente si stancherà.

Possono giocare altri calcoli, ancor meno riferibili: l’Unione europea che ricatta, che vincola i sussidi, pochi, maledetti e a babbo morto, ad una politica cinese di contenimento, e in Italia di gente col coraggio di un Boris Johnson non se ne trova neanche a cercarla col lanternino. Probabilmente pesano le incombenti elezioni americane, Trump dato in difficoltà, l’attendismo di chi non vuole scoprirsi per capire con chi dovrà andare d’accordo.

Un popolo lasciato solo

È la politica, bellezza, e non c’è da scandalizzarsi. Da preoccuparsi invece sì, perché questa trasversalità virale, questo opportunismo legato da una catena di mascherine finisce di fatto per disinteressarsi di ogni altra conseguenza. L’opposizione che c’è ma non c’è ha scaricato gli insofferenti, i preoccupati in fama di negazionisti, criminali e dementi ma alla manifestazione di sabato a Roma fra qualche strillo di esagitati si sono sentite molte preoccupazioni sensate, da quelle dei presidi e degli insegnanti che riscontrano disagi psichici negli alunni alle altre dei commercianti, delle partite Iva, dei povericristi che, già in ginocchio, aspettano una nuova clausura per arrendersi definitivamente. Tutta questa gente oggi non ha riferimenti. Nessuno parla più per loro. Nessuno ricorda che sono ancora vivi, agonizzanti ma vivi; le rimangono i quattro gatti dell’informazione che siamo, isolati, infamati, sottoposti a rappresaglie, a colpi bassi, ad aggressioni mediatiche salvo poi passare per energumeni, per teppisti.

Noialtri dissidenti siamo gli unici che ancora vedono le cose per quelle che sono: i positivi che non sono malati, i reparti di terapia intensiva pressoché deserti, i decessi di Covid che in realtà sono per diabete, cancro, infarto e l’attitudine a trascurare tutte le altre tutele per concentrarsi esclusivamente sul coronavirus, le ricadute su un sistema-paese già devastato, facile preda di acquisizioni cinesi o arabe. Ma sembrano problemi da niente, pretesti a fronte della moria che non c’è ma si teme o si spera arrivi.

Stato di polizia

Ieri, domenica, è stata, nel silenzio totale della politica di opposizione, una giornata allucinante: di ora in ora qualcuno rilanciava proposte sempre più demenziali e preoccupanti, prima il ministro Speranza che propone le visite poliziesche nelle case in stile sovietico, “confidiamo nelle segnalazioni dei vicini”, poi l’imposizione della mascherina da soli nel bosco, come Cappuccetto Rosso, quindi qualche ballon d’essai sconosciuto che s’incarica dell’indicibile, come quella che su Twitter proponeva “la figura dell’assistente di Stato in ogni condominio col compito di avvisare le forze dell’ordine se in qualche appartamento si sospetta la presenza di familiari o conoscenti di troppo”.

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