L’orgoglio di essere additati come “negazionisti” del clima

È intuitivo immaginare come per la religione climatista non possa esserci spazio per chi dissente

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negazionista del clima

Nel linguaggio politicamente corretto ed ecologicamente sostenibile tanto caro al mondo progressista è definito, non senza una buona dose di disprezzo, ‘negazionismo’. Si tratta di quella tendenza (oggi sempre meno diffusa) di sviluppare un pensiero critico sui grandi temi del nostro tempo. Quell’approccio tipico di chi è solito assumere un atteggiamento dubitativo dinanzi a un numero sempre maggiore di pseudoverità furbescamente calate dall’alto da chi detiene le leve del potere. Quell’ordine mentale di chi, rifacendosi al metodo scientifico di cui Galileo (altro grande negazionista del suo tempo) fu padre e iniziatore, vorrebbe poter giungere alla conoscenza di una determinata realtà in modo affidabile e verificabile. Ovverosia: raccogliendo dati, vagliando ipotesi, procedendo a piccoli passi verso la conoscenza. Operare secondo scienza, insomma, senza accettare aprioristicamente dogmi o verità assolute, come accadrebbe invece nel caso di una confessione religiosa. Ebbene, è proprio qui che risiede l’abissale differenza tra scienza e religione: la prima ammette ragione, empirismo e evidenze, la seconda fede, rivelazione e sacralità.

Orbene, partendo da tale ragionamento logico, proviamo a superare la dilagante irrazionalità che pervade ormai ogni ambito della moderna società occidentale, e a porci criticamente dinanzi a un semplice ma cruciale interrogativo: chi è veramente il negazionista? Il nemico giurato del pianeta e del genere umano, come la spudorata narrazione turbo-progressista vorrebbe farci credere? Oppure la voce fuori dal coro, l’anticonformista, chi è dotato di ragione e spirito critico? Colui che si prostra riverente dinanzi ai sommi precetti propagandati dal Pensiero unico? O chi invece non si limita ad accettare passivamente dogmi preconfezionati, ma, al contrario, si pone con scetticismo al cospetto delle incontrovertibili verità contrabbandate dalle ideologie dominanti? Chi confonde la scienza con la religione, e la religione con la scienza, come fossero la stessa identica cosa? O, piuttosto, chi si pone scientificamente di fronte alla scienza e dogmaticamente davanti alla religione?

Ognuno tragga liberamente le proprie conclusioni e si costruisca pure una propria idea atta a comprendere cosa realmente voglia dire ‘negazionismo’, termine tanto abusato, quanto impropriamente utilizzato, sebbene le predette considerazioni appaiano già di per sé idonee a restituire un quadro della situazione alquanto esaustivo. A scattare la fotografia di una realtà sempre più artefatta dall’asfissiante propaganda al servizio del Pensiero unico, che modella a proprio uso e consumo inconsapevoli menti facendo leva sui sentimenti e sulle emozioni e svilisce l’individuo bombardandolo con false verità ripetute come un mantra all’infinito al fine di conferire loro un’aura di innegabile sacralità. La quintessenza della manipolazione. Il lato ambiguo di una società che si propone di catechizzare scettici e miscredenti vendendo loro l’illusione di un nuovo Eden, salvo poi linciarli in caso di mancata conversione, che pontifica chi si abbandona inconsapevolmente all’abbraccio mortale della sacra dottrina dominante di turno e demonizza, invece, chi dovesse macchiarsi del vizio di pensarla diversamente.

Sulla base di tali presupposti ideologici, si può dunque comprendere come, chiunque abbia uno spirito critico e la rara capacità di sviluppare opinioni proprie, sia percepito dal Potere quale una vera e propria minaccia, alla stregua di un eretico da escludere necessariamente dal dibattito pubblico. Perché, che si parli di gestione della pandemia o di riscaldamento globale, dell’efficacia dei vaccini o di cambiamenti climatici, la narrazione propagandata dal Pensiero unico è sempre e comunque verità assoluta e incontrovertibile. Non si discute. E chi lo fa, è già di per sé un pericoloso negazionista da silenziare ad ogni costo. C’è poco di cui stupirsi. Ciò che invece dovrebbe stupire (e anche parecchio) è che ormai nessuno, eccetto qualche sporadica eccezione (i soliti brutti, sporchi e cattivi negazionisti, per intenderci), sembri scandalizzarsi dinanzi a tanta intolleranza e a una tale deriva liberticida. Probabilmente, l’individuo del nostro tempo é ormai assuefatto dalla spettacolarizzazione in stile terroristico propagandata dai servili e irreggimentati media, dall’emergenza perenne a reti unificate, dall’invadenza del mostruoso Leviatano nella sfera privata.

In un simile modello di società, cotanto dirigistico e ideologizzato, è intuitivo immaginare come non possa esserci spazio per chi dissente. Per quanti si ostinino a mantenere ancora un barlume di razionalità e, imperterriti, scelgano di non prostrarsi riverenti dinanzi alle settarie logiche del Pensiero unico. Per tutti quelli che, oggigiorno, il Potere identifica dispregiativamente come ‘negazionisti’, del virus, del clima, o chissà.

Salvatore Di Bartolo, 5 novembre 2023
* autore del libro Overgreen. L’altra faccia della rivoluzione verde

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