L’orgoglio italiano da Luna Rossa agli eroi caduti

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“Siamo italiani e che cavolo!”, l’esultanza del co-timoniere Checco Bruni mentre Luna Rossa taglia il traguardo conquistando la finale della Coppa America, è destinata a passare alla storia non solo per il risultato raggiunto dall’imbarcazione italiana ma anche per l’immagine di orgoglio patriottico trasmessa a livello globale. Un grido istintivo e venuto dal cuore che testimonia una dote del nostro carattere che è la genuinità ma anche la necessità di sottolineare l’appartenenza a una grande comunità nazionale e di rivendicarlo orgogliosamente.

La nostra italianità è spesso dimenticata, nascosta, quando non osteggiata e negata ma riemerge con forza in due occasioni: nei momenti di gioia e di successo in cui tutti siamo orgogliosi di essere italiani e nei momenti tragici in cui ci stringiamo nel dolore facendoci forza a vicenda. Lo sport è l’emblema della prima categoria, dal calcio alla formula uno, dalla scherma alla vela, quando un atleta o una squadra italiana trionfa, si diffonde un senso di appartenenza e patriottismo di cui i campionati mondiali o le olimpiadi ne sono l’emblema. Allo stesso modo è nei momenti più drammatici che emerge il senso di italianità, sono note le parole di Fabrizio Quattrocchi prima di morire in Iraq: “Adesso vi faccio vedere come muore un italiano”, un ultimo gesto di eroismo di fronte ai suoi rapitori che stavano per giustiziarlo.

Un’appartenenza emersa anche nei momenti drammatici di inizio pandemia lo scorso anno in cui ogni giorno centinaia di persone perdevano la vita a causa del Covid facendo risaltare un senso di unità e comunità nazionale che ha avuto non solo una manifestazione interiore ma anche esteriore con i tricolori esposti fuori dai balconi e l’inno nazionale mai così cantato. Un popolo si fonda su una comune identità basata su valori condivisi come la lingua, la storia, la religione, spesso tendiamo a dimenticarlo in un mondo sempre più globalizzato e in cui il concetto di identità viene in ogni occasione messo in discussione. Eppure, per citare il titolo del libro di Ernesto Galli Della Loggia, esiste un’identità italiana che ha le proprie origini nella tradizione romana e nella cristianità cattolica, che si è formata nel corso dei secoli, dall’epoca dei comuni al rinascimento fino al risorgimento, dall’unità nazionale alla Prima guerra mondiale.

Un’identità condivisa che ci rende fieri di essere italiani, pur nelle difficoltà e negli aspetti da migliorare nel nostro paese, ma confondere lo stato con la patria significherebbe non comprendere il concetto di italianità. Non possiamo che concludere questo articolo ricordando la morte del nostro ambasciatore in Congo Luca Attanasio e del Carabiniere della scorta, uccisi in un attacco a un convoglio delle Nazioni Unite nel Congo orientale, morti mentre servivano la propria nazione.

Francesco Giubilei, 22 febbraio 2021

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