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Lotta alla cannabis, perché ha ragione la Meloni

La premier viene contestata da Riccardo Magi (+Europa) per la tolleranza zero sulle droghe

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In occasione della giornata mondiale contro le droghe è avvenuto un confronto tra il presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il Segretario di Più Europa Riccardo Magi. Più che un confronto, in realtà, è stata una vera e propria interruzione da parte di Magi che, mentre Giorgia Meloni stava parlando e presentando quelle che erano le problematiche connesse al consumo di droga, ha deciso di interrompere il convegno esponendo un cartello con scritto “Cannabis: se non ci pensa lo Stato ci pensa la mafia”.

Partendo dal presupposto che questo modus operandi di interrompere i convegni è un qualcosa che dall’altra parte ci si sognerebbe di fare e non è mai avvenuta. Invece, molto spesso leader o personalità di sinistra interrompono dei convegni o conferenze e non è proprio il massimo da un punto di vista di educazione di forma. Al netto di questo, nel merito quello che scrive Magi, ovvero che “se non ci pensa lo Stato ci pensa la mafia“, è in realtà una vulgata che vuole che attraverso la legalizzazione delle droghe si andrebbe a combattere la mafia.

In realtà non è assolutamente così. Se si legalizzassero le droghe, cannabis o comunque in generale qualsiasi tipo di droga, si andrebbe invece a favorire paradossalmente la mafia legalizzando le loro attività. Se si legalizzasse lo spaccio, la mafia non smetterebbe di avere interessi e lo farebbe in modo legale e, al tempo stesso, continuerebbe comunque illegalmente a fare un’attività di spaccio di droghe come per esempio la cocaina, l’eroina e non solo.

C’è poi un tema di messaggio: nel momento in cui si rende legale un qualcosa lo si è a tutti gli effetti legittimato. Questo è quanto dice il presidente del Consiglio in merito alle serie tv ovvero il fatto che molte serie tv presentano e hanno presentato gli spacciatori come dei veri e propri eroi, come delle figure di riferimento. Queste serie tv sono viste soprattutto da tanti giovani ed il messaggio che passa purtroppo nella nostra società è che farsi una canna è un qualcosa di figo. Ecco quindi che il giovane che non si fa una canna è sostanzialmente molto spesso lo sfigato del gruppo.

Questo è quello che avviene: c’è un contesto socioculturale che è favorevole all’utilizzo delle droghe leggere con delle conseguenze drammatiche. I dati e gli studi ci dicono che molto spesso, non è ovviamente una correlazione automatica, chi inizia a fare consumo di droghe leggere poi passa a droghe ben più pesanti e si rovina a tutti gli effetti e la vita. Quindi il compito, il ruolo dello Stato e delle istituzioni della società dovrebbe essere quello di contrastare le droghe e soprattutto spiegare ai giovani e giovanissimi che molto spesso sono più vulnerabili e non sempre capiscono quale sia il pericolo di utilizzare le droghe e di quanto siano invece dannoso.

Al contrario, noi abbiamo sostanzialmente un immaginario che è portato avanti da delle serie tv, il cinema e anche attraverso i social network, dove si sdogana l’utilizzo delle droghe. Non è un caso che purtroppo quella tragedia che è avvenuta a Casal Palocco a Roma dove il giovane influencer alla guida della Lamborghini è stato trovato positivo alla cannabis. Molto spesso c’è anche il fatto che tanti giovani si mettono al volante dopo aver fatto uso di droga. Lo fanno anche dopo aver assunto dell’alcol ed è sbagliato anche questo ovviamente.

Il problema è che noi continuiamo a proporre dei modelli negativi come quasi da emulare. L’immaginario, i mezzi di comunicazione, il cinema e la televisione hanno una forte responsabilità. Così non riusciremo mai a vincere la battaglia contro la droga e continueranno purtroppo a rovinarsi le vite di migliaia di giovani italiani.

Francesco Giubilei, 27 Giugno 2023