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Lotto, storia di un welfare all’italiana

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Quando anche un intellettuale del calibro di Aldo Grasso scivola, nell’utilizzo di un istituto complesso del passato, sulla facile polemica politica dell’oggi, corre l’obbligo di, delicatamente, correggerlo. Anche  perché lui scrive sulla prima pagina del Corriere della Sera.

Il gioco del Lotto è stato fortemente utilizzato e incoraggiato nell’Italia preunitaria, sostenuto per esempio dal Regno borbonico, che faceva partire a cavallo da Napoli i risultati con un messo regio per raggiungere Reggio Calabria e portare così la notizia della vincita nei territori sparsi del Regno. Il gioco del Lotto è stato utilizzato dalla popolazione come forma implicita di assicurazione contro le avversità per secoli.

Mi spiego: mentre nella Germania di Bismark si affermava il modello di welfare, con lo stato che provvedeva ai bisogni del cittadino, la mancanza di questo sostegno pubblico alla vita economica e sociale del Regno borbonico aveva fatto utilizzare come ho detto il gioco del Lotto come sostituto. In che modo? In realtà la vittoria di una famiglia veniva messa da parte e messa a disposizione per l’utilizzo nei momenti di carestia o di avversità, anche all’intera comunità di riferimento. Quindi una forma di assicurazione. Questa è una delle ragioni per le quali gli stati del nord Europa hanno avversato il lotto.

Potremmo dire che era una forma, utilizzando il linguaggio moderno di pensione integrativa rispetto alla pensione di Stato. Quindi una citazione sull’Italia di Charles Dickens non è nient’altro che il solito modo per utilizzare commenti stranieri sui difetti del nostro paese, senza però conoscere a fondo la realtà del nostro paese. Occorre ricordare che oggi l’85% del giocato viene restituito in premi dallo Stato italiano. Quindi un giocatore del Lotto ha la probabilità matematica di vincere 85 centesimi ogni euro che gioca.

Detto questo siamo tutti d’accordo che forse lo Stato dovrebbe funzionare con i servizi ai cittadini ma questo lo sta facendo il Pnrr di Mario Draghi.

Andrea Bollino, 18 settembre 2022