La condanna in primo grado di Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace, dovrebbe far riflettere i moralisti della sinistra e i giustizialisti di casa nostra. L’avatar dell’accoglienza, il simbolo dell’antisalvinismo, si è beccato 13 anni di carcere. Riteniamo che sia una condanna incredibile. Sproporzionata. Ma, come volgarmente si dice, se la sono cercata. Non Lucano, bensì i suoi sponsor. I professionisti della pulizia morale, della lotta senza quartiere alla corruzione, sono loro che hanno caricato la pistola alle tempie di Lucano. Mimmo Lucano non è la vittima di un plotone di esecuzione giudiziario, e ci auguriamo che possa trovare un appello più morbido, ma paga il giustizialismo di chi lo ha esaltato e coccolato: è una vittima giudiziaria della sua parte politica.
Prendiamo un ipotetico sindaco di un piccolo paese del Nord. A guida centrodestra. E ribaltiamo sullo sventurato i 19 capi di imputazione per cui il simbolo di Riace è stato condannato. Il nostro fantasioso signor Brambilla viene pizzicato, con un gruppo di suoi sodali senza arte né parte, ad intascare 2,3 milioni di euro pubblici e girarli ad associazioni fittizie e appena nate. Il nostro Brambilla intasca altri 518mila euro, giustificandoli con costi fittizi, facendo fatture false, e schede carburante taroccate. Denuncia all’Inail ore di lavoro mai fatte, a proposito di inasprimento delle pene sugli incidenti sul lavoro. Il nostro sindaco del Nord fa prelievi in contanti (abbiamo detto in contanti) per più di mezzo milione di euro per farsi un viaggetto con la sua compagna in Argentina e organizzare un paio di concerti (evadendo la Siae); non contento si compra arredi per tre case e un frantoio, che nulla hanno a che vedere con le finalità di quel finanziamento. Affida la raccolta dei quattro rifiuti del suo paesello ad una ditta di amici senza gara e requisiti. Vabbè, poi già che c’è fornisce qualche carta di identità falsa in giro e un’attestazione di stato civile alla propria fidanzata, per renderla libera da impegni.
Ecco, se i nostri amici moralisti avessero letto sui giornali di queste bazzecole realizzate da un sindaco di centrodestra, se lo sarebbero mangiato. È il prototipo perfetto del colletto bianco sul quale la sinistra ha costruito il suo archetipo di burocrate corrotto ed evasore e contro il quale ha fatto tante di quelle norme da prevedere pene superiori a quelle di uno stupro. E ora che tocca a un pasticcione di sinistra, si grida al complotto.
Nicola Porro, Il Giornale 7 ottobre 2021