Esteri

“L’Ucraina finisca il lavoro”. La strategia Usa-Gb contro Putin - Seconda parte

Il Times mette in dubbio la volontà russa di un accordo di pace, in linea con l’obiettivo di Biden e Johnson

Gli approcci sono differenti, ma la realtà è una sola, a prescindere dagli interessi in gioco. Qui qualcuno ha ragione e qualcun altro ha torto. I fatti, finora, hanno dimostrato che gli americani e gli inglesi avevano ragione, gli europei occidentali avevano torto. Contrariamente alle ottimistiche previsioni di Francia, Germania, Italia e alleati minori, la Russia ha realmente invaso l’Ucraina, come Biden ripeteva da settimane. Adesso è possibile che i fatti diano ancora ragione alla tesi di Londra e di Washington: nonostante le promesse, i combattimenti non rallentano. La città di Chernihiv, su cui i russi avrebbero dovuto “allentare la presa”, è ancora sotto i bombardamenti.

Nel Donbass, soprattutto a Mariupol, i combattimenti proseguono come se i negoziati di pace neanche esistessero. Continuano i rapimenti dei sindaci nelle città occupate dai russi (due solo ieri), così come gli arresti di giornalisti e attivisti: mosse di una forza di occupazione che non intende abbandonare il terreno spontaneamente, ma si prepara a restare. Se viene allentata la presa su Kiev, è probabilmente solo per le difficoltà logistiche e militari dell’Armata russa e non per una manifestazione di volontà di porre fine al conflitto, secondo l’analisi del “Times”.

Nella bolla informativa putiniana in Italia, esperti militari e civili continuano a dar ragione al Cremlino. Anche dopo 35 giorni di stallo, non ammettono che il suo esercito sia in difficoltà, né che il suo piano abbia dovuto subire variazioni a causa della tenace resistenza ucraina. Vivendo in questa bolla, è difficile, per ogni italiano informato, pensare che ci sia qualsiasi finale alternativo alla inevitabile sconfitta ucraina ed ogni sforzo (invio di armi, di aiuti, promesse e appoggio politico) servirebbe solo a prolungare l’agonia. Ma al di fuori della nostra bolla putiniana, nel resto del mondo occidentale, generali del calibro di David Petraeus, già vincitore dell’ultima fase di guerra di contro-insurrezione in Iraq, ritengono che l’Ucraina possa, a questo punto, anche vincere, se debitamente armata ed equipaggiata dalla Nato.

Perché l’esercito russo, dopo un mese di stallo, è veramente in difficoltà e la sua vittoria è tutt’altro che scontata. Da questo punto di vista, è possibile che la proposta di pace russa sia dettata più dalla necessità di riprendere fiato (e rilanciare l’offensiva in tempi migliori) più che dalla volontà sincera di giungere alla pace. Invece, fornire armi agli ucraini permetterebbe loro di “finire il lavoro” (per usare le parole del “Times”): arrivare alla pace, ma da una posizione di forza.

Stefano Magni, 30 marzo 2022

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