“L’Ucraina non può vincere”. Parola degli americani

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Giorno 88. Prosegue la guerra tra la resistenza ucraina e l’esercito russo. Nelle ultime ore, si sono susseguite almeno tre notizie da tenere a fuoco.

La prima. Zelensky ammette come la situazione nella regione del Donbass sia ormai difficile. Mosca consolida il controllo sulle regioni separatiste e, ora, può godere di un collante che comunica l’Est del Paese direttamente allo sbocco sul Mar Nero.

Kiev ammette: “I russi si preparano a riprendere l’offensiva e stanno bombardando gli insediamenti di Vernopil, Dibrivne e Dovgenke”, proprio vicino ai confini del Donbass. Anche nei territori della liberata Kharkiv proseguono i bombardamenti, con l’armata occupante che cerca di presidiare gli obiettivi conquistati.

Nel frattempo, seconda novità, per domani è fissato un incontro tra Putin e il presidente bielorusso, Lukashenko, a Sochi. L’annuncio è del sindaco della città, sulla piattaforma Telegram. Nel vertice, si parlerà della nuova strategia del Cremlino, volta a bloccare lo sbocco di Kiev sul Mar Nero, e dell’alt russo – terza notizia – all’esportazione di ben 20 milioni di tonnellate di grano. Lo stop di Mosca costa caro anche all’Europa. L’Ucraina, infatti, è il terzo esportatore a livello continentale. E un’eventuale conquista dell’intera costa rischierebbe di generare una grave crisi alimentare, almeno nei territori della resistenza.

Non è un caso che, a Mariupol, l’assenza di acqua e cibo si affianca ad “un’escalation sanitaria” , mentre oltre 15 milioni di abitanti del Corno d’Africa stanno soffrendo la fame acuta, proprio a causa del blocco vigente.

Con il proseguire di una guerra lacerante e della quotidiana scarsità di beni di prima necessità, fino a quando il Paese occupato potrà resistere? Pessimista è il New York Times. Il quotidiano progressista sembra slacciarsi dalla politica estera intrapresa dall’amministrazione Biden. Se la Casa Bianca ritiene necessario “un cambio di potere a Mosca”, la stampa sembra più realistica, ammettendo le notevoli difficoltà che Kiev sta incontrando sul campo.

Si badi bene: l’invasione russa è stata poco esaltante per il Cremlino, ma è evidente come, almeno sul lungo termine, Mosca possa contare su un numero ben più elevato di risorse, mezzi militari e uomini. Oltre alla difesa dei confini attuali, come potrà l’esercito ucraino ripristinare la propria sovranità sulla Crimea o sul Donbass? Servirebbe un autentico miracolo.

Lo stesso New York Times afferma: “La guerra in Ucraina si sta complicando. Si è tentato di vedere i successi di Kiev come un segno che, con un sufficiente aiuto americano ed europeo, possa respingere la Russia nelle posizioni prima dell’invasione”. E prosegue: “Questo è un presupposto pericoloso. Una vittoria militare decisiva per l’Ucraina rimane un obiettivo non realistico”.

Nonostante un quinquennio di battaglia all’ex presidente Trump, il giornale americano critica le posizioni dell’odierna Casa Bianca. Secondo buona parte dell’orientamento democratico progressista, i toni accesi e violenti di Biden rischiano di portare gli USA in un vicolo cieco. La stessa idea di intavolare una guerra, solo per indebolire definitivamente la Russia, non entusiasma neanche l’opinione pubblica, dove cominciano a maturare posizioni dubbiose rispetto alla politica di Joe Biden.

Washington è priva di idee chiare e di soluzioni adeguate. Lo stesso asso d’Europa, Roma-Parigi-Berlino, pare assumere un approccio più indipendente ed autonomo rispetto ai democratici americani. L’unico punto in comune rimane il costante supporto militare al governo Zelensky.

Ma senza un tentativo di intavolare una pace, che presume la volontà di sedersi al tavolo con l’aggressore, fino a quando potrà rimanere issata la bandiera giallo-azzurra? Giorno dopo giorno, l’esito finale diverrà sempre più incerto.

Matteo Milanesi, 23 maggio 2022

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