C’è un problemino, mica di secondo piano, a cui Volodymyr Zelensky ora deve trovare una soluzione. Perché a mettere insieme le notizie delle ultime settimane, al netto delle strette di mano con Joe Biden e delle dichiarazioni di giubilo in Ue per l’avvio dei negoziati di adesione, al momento l’Ucraina è senza un soldo bucato per continuare la sua guerra di resistenza alla Russia. Il Congresso americano non sembra intenzionato a sbloccare i 60 miliardi di nuovi aiuti militari a Kiev e Viktor Orban ha posto il veto sugli altri 50 miliardi che sarebbero dovuti arrivare dall’Unione Europea. Tradotto: ad oggi il presidente ucraino si trova senza 110 miliardi circa con cui sperava di continuare la sua guerra contro Putin.
È probabile che alla fine, dopo estenuanti trattative, si arriverà al dunque. Ma Biden e Bruxelles dovranno pagare un prezzo salato. I repubblicani negli Usa chiedono al presidente di accettare le misure di sicurezza al confine tra Stati Uniti e Messico per bloccare l’immigrazione. L’Ungheria invece vuole i fondi europei a lei destinati (circa 21 miliardi di euro) e bloccati negli scorsi anni a causa di presunte violazioni dello Stato di diritto. Orban ieri sera è uscito dalla sala dei 27 in cambio di 10 di quei miliardi, permettendo all’Ue di dare il via alle trattative con l’Ucraina per diventare Paese membro (processo che richiederà anni e che Budapest è comunque pronta a “fermare” in ogni momento). Ma ha posto il veto al nuovo bilancio comunitario, inclusi 50 miliardi per Kiev, rivendicando per l’Ungheria l’intera torta di quanto gli spetta. Tradotto: o l’Ue sblocca anche i restanti 11 miliardi di fondi per Budapest oppure niente accordo sull’Ucraina.
Secondo le stime europee, se né gli Usa né l’Ue riusciranno a versare quanto richiesto da Zelensky, Kiev potrebbe andare tecnicamente in fallimento entro il primo marzo quando finiranno gli stanziamenti già deliberati dell’Europa (la Casa Bianca ritiene che le sue disponibilità verranno meno entro la fine dell’anno). Il che si ripercuoterebbe e non poco sull’esercito ucraino. Putin lo sa e infatti ieri, nella sua intervista di fine anno, ha fatto trapelare un certo compiacimento.
Bruxelles intende riunire un Consiglio straordinario tra fine gennaio e inizio febbraio. Charles Michel è convinto che gli impegni presi verranno rispettati, visto che c’è un accordo politico a 26 sul pacchetto di aiuti (di cui 33 miliardi di prestiti e 17 miliardi provenienti dalla revisione del bilancio), ma il problema è che occorre l’unanimità dei 27. Senza Orban, insomma, non si balla. Oppure occorrerà trovare una soluzione alternativa. Già, ma quale?
Franco Lodige, 15 dicembre 2023
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