L’Ue approva i dazi sulle auto elettriche: sconfitta la Germania

Il comitato europeo si spacca sulle importazioni ai mezzi prodotti in Cina. L’Italia vota a favore, Berlino contro

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ursula von der layen auto elettrica

Gli Stati Membri dell’Unione Europea si sono riuniti quest’oggi a Bruxelles per votare sulla proposta di applicare dazi differenziati, a seconda dell’entità dei sussidi ricevuti, nei confronti di alcuni grandi produttori di auto elettriche assemblate in Cina. La proposta, presentata dalla Commissione e discussa nel Comitato Difesa Commerciale (Trade Defence Instruments, TDI), è volta a rafforzare l’industria automobilistica europea e a contrastare le potenziali distorsioni del mercato a causa dei sussidi cinesi. Nonostante l’opposizione all’ultimo della Germania, che teme ritorsioni cinesi sulla sua industria, alla fine l’Ue ha approvato i dazi.

Il voto a Bruxelles

La procedura di voto attribuisce alla Commissione un ruolo centrale, in quanto la proposta viene approvata a meno che non si raggiunga una maggioranza qualificata contraria. Le indiscrezioni fino a ieri parlavano di un sostegno all’iniziativa da parte dell‘Italia, comunicato direttamente dal Ministro degli Esteri, Antonio Tajani. D’altro canto, sembra che la Germania abbia espresso un voto contrario. Lucas Guttenberg, senior advisor della Bertelsmann Stiftung di Berlino, ha sottolineato l’importanza di questa decisione, affermando che “il ‘nein’ tedesco ai dazi sui veicoli elettrici è una forte dimostrazione che la diagnosi di Mario Draghi è giusta: se neppure la Commissione e il maggior produttore di auto sono d’accordo su come rapportarsi con l’industria dell’auto europea, allora l’Ue non ha alcuna strategia industriale coerente”.

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Alla fine infatti la maggioranza di contrari tra gli Stati Membri non è stata raggiunta. In termini numerici, 10 Stati Membri hanno votato a favore della proposta (Italia, Francia, Polonia, Paesi Bassi, Irlanda, Bulgaria, Danimarca, Estonia, Lituania e Lettonia), 5 hanno votato contro (Germania, Ungheria, Malta, Slovenia e Slovacchia), mentre 12 si sono astenuti (Belgio, Repubblica Ceca, Finlandia, Grecia, Spagna, Croazia, Cipro, Lussemburgo, Austria, Portogallo, Romania e Svezia). Questo esito, definito da alcune fonti come “no opinion”, significa che la Commissione è ora libera di procedere a suo piacimento e procedere ad applicare il regolamento, che è stato di fatto approvato. La proposta di aumentare i dazi anti-sussidio sui veicoli elettrici a batteria assemblati in Cina non ha ricevuto né un voto a favore, né un voto contrario da parte dei membri del Comitato. Ma questo lascia ora la decisione nelle mani della Commissione che, con tutta evidenza, porterà avanti la sua proposta di introdurre dazi sui veicoli a batteria cinesi.

La Commissione: “Via ai negoziati”

“La proposta della Commissione europea di imporre dazi compensativi definitivi sulle importazioni di veicoli elettrici a batteria dalla Cina ha ottenuto il supporto necessario dagli Stati membri dell’Ue per l’adozione delle tariffe – spiega Bruxelles in una nota – Ciò rappresenta un altro passo verso la conclusione dell’indagine anti-sovvenzioni della Commissione”. Un anno fa, Ursula von der Leyen aveva denunciato le distorsioni provocate dagli ingenti sussidi del governo di Pechino alle sue industrie di auto elettriche. “L’Europa è aperta alla concorrenza ma non a una corsa al ribasso”, aveva detto la presidente della Commissione. “I mercati globali sono ora inondati di auto elettriche cinesi a basso costo, il cui prezzo è mantenuto artificialmente basso da massicci sussidi pubblici”. Gli emissari di Bruxelles sono andati in Cina per verificare di persona l’esistenza degli incentivi, li hanno riscontrati ed hanno dunque proposto l’introduzione dei dazi. Ne è seguita una lunga trattativa, che ha portato al voto di oggi. “Parallelamente – prosegue nella nota l’esecutivo europeo – l’Ue e la Cina continuano a lavorare duramente per esplorare una soluzione alternativa che dovrebbe essere pienamente compatibile con il Wto, adeguata ad affrontare la sovvenzione pregiudizievole stabilita dall’indagine della Commissione, monitorabile e applicabile. Un regolamento di esecuzione della Commissione che includa le conclusioni definitive dell’indagine deve essere pubblicato nella Gazzetta ufficiale entro il 30 ottobre 2024, al più tardi”.

Adesso prenderanno il via i negoziati bilaterali, che anche il ministro Adolfo Urso si augura possano portare ad una soluzione condivisa. “Lo scopo di questa indagine è stato quello di stabilire, o meglio ristabilire un campo di gioco equo in modo che gli obiettivi relativi ai veicoli elettrici e, in generale, gli obiettivi green dell’Ue, possano essere raggiunti in modo equo -spiega il portavoce della Commissione europea per il Commercio, Olof Gill – Noi non lo facciamo e non abbiamo mai voluto imporre tariffe in questo caso per il gusto di imporre tariffe”. L’obiettivo è “rimuovere l’effetto della sovvenzione dannosa che la nostra indagine minuziosamente dettagliata, compatibile con l’Wto e approfondita, ha identificato. Il motivo per cui continuiamo a negoziare e a farlo in buona fede e in modo significativo e costruttivo con le nostre controparti cinesi è proprio perché vogliamo trovare una soluzione”.

La Germania protesta

La replica della Germania non si è fatta attendere: “La Commissione di Ursula von der Leyen non dovrebbe innescare una guerra commerciale nonostante il voto a favore di possibili dazi punitivi contro la Cina – dice il ministro delle Finanze tedesco, il liberale Christian Lindner – Abbiamo bisogno di una soluzione negoziata. Mi affido anche a Friedrich Merz per spiegare alla sua collega di partito cosa è in gioco”. Anche Volkswagen si mostra perplessa:  “Manteniamo la nostra posizione secondo cui le tariffe sono un approccio sbagliato e non migliorerebbero la competitività dell’industria automobilistica europea”, ha dichiarato il colosso automobilistico tedesco in una nota. Il timore è che da questa decisione nasca “un conflitto commerciale”.

La Cina: “Protezionismo ingiusto”

Pechino si oppone “fermamente” al piano dell’Unione Europea di aggiungere ulteriori tasse sulle auto elettriche cinesi. Secondo i media locali, la Cina ritiene che “le pratiche protezionistiche ingiuste” siano “non conformi” e “irragionevoli”.

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