Che figuraccia per la sinistra e i suoi house organ, l’ennesima. Giorni passati a sminuire la presenza di Giorgia Meloni all’Inauguration day di Donald Trump e ora il primo ministro rischia di diventare l’ancora di salvezza dell’Europa. Non si tratta della visione iperbolica di qualche pericoloso sovranista, ma dell’analisi del Financial Times: la Meloni è vista da Bruxelles come “un canale di comunicazione” verso il nuovo presidente degli Stati Uniti. E vista la situazione attuale, possiamo aggiungere che si tratta dell’unico canale di comunicazione.
“La Ue conta su Giorgia Meloni per scongiurare i dazi della Casa Bianca” titola il quotidiano britannico, sottolineando che la leader del governo italiano “è stata l’unico leader della Ue presente all’insediamento di Trump, sottolineando la sua affinità ideologica e personale con lui, poche settimane dopo aver cenato con il repubblicano a Mar-a-Lago per assicurarsi il suo sostegno a uno scambio di prigionieri con l’Iran”. Beniamino Irdi, senior fellow dell’Atlantic Council ha rimarcato che non è chiaro quanto Trump sia interessato a creare una vera e propria relazione con l’Europa, evidenziando che il tycoon ha sempre avuto la tendenza a preferire relazioni bilaterali con Stati che hanno effettivamente l’autorità e il potere di far accadere le cose.
Il Financial Times ha poi posto l’accento sulla questione Nato, secondo l’ex ambasciatore dell’Italia presso l’alleanza atlantica Stefano Stefanini nei mesi a venire Meloni potrebbe probabilmente svolgere “un utile ruolo di ammorbidimento” nei colloqui con Trump sull’Ucraina e la sicurezza, anche cercando di convincerlo ad accettare un aumento più graduale delle spese per la difesa. “Non è possibile che l’Italia spenda il 5% del Pil per la difesa” la sua posizione: “L’Italia potrebbe arrivare al 2 o addirittura al 3 per cento, e potrebbe farla franca convincendo Trump che l’Italia, così come altri Paesi europei, si sta muovendo verso l’obiettivo in modo graduale”. Ma è difficile immaginare fino a che punto The Donald la ascolterà su questioni come l’accordo per il cessate il fuoco tra Russia e Ucraina, ha concluso Stefanini.
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Insomma, si tratta dell’ennesima conferma dell’importanza dell’Italia e del suo governo nello scacchiere internazionale. Il futuro è tutto da scrivere, ma di sicuro le profezie della sinistra sono risultate fallimentari. I compagni non sanno più che pesci pigliare, la rosicata è all’ordine del giorno. Basti pensare all’esternazione della segretaria Pd Elly Schlein, colei che dovrebbe sfidare la Meloni: “Spero Meloni si sia chiesta perché c’era solo lei- e perché l’Unione europea non è stata accolta e che tipo di messaggio vogliamo dare, Ora la domanda è se Giorgia Meloni sarà in grado di far rispettare interessi europei e italiani. È andata in solitudine, nonostante l’Ue non sia stata coinvolta e preoccupata, perché Trump sta cercando alleati per disgregare l’Europa”. Evidentemente Elly non ha fatto in tempo a leggere il Financial Times. Impossibile non citare l’immancabile Ilaria Salis, altra analista di spessore: “È inquietante la presenza di Meloni alla cerimonia di inizio mandato di Trump ed è molto preoccupante la storica subordinazione, lo storico vassallaggio dell’Italia verso gli Stati Uniti”.
Ma andiamo a levarci qualche sassolino dalle scarpe, ricordando le grandi sentenze di coloro che credono di possedere la verità in tasca. Di Augias e di Carofiglio potremmo parlare a lungo, ma citiamo l’immarcescibile Matteo Renzi, che richiamò così il premier: “La Meloni si è prefissata l’obiettivo di fare da testa di ponte tra USA ed Europa, vediamo se ci riuscirà. Si annuncia un quadriennio ricco di stimoli e colpi di scena. Allacciamo le cinture e speriamo che l’Italia e l’Europa giochino un ruolo senza stare solo alla finestra”. Ad andare oltre ci ha pensato il numero uno di Sinistra italiana Nicola Fratoianni per cui la fregatura era pronta: “Mentre la presidente del consiglio Meloni vola negli USA, unica fra gli europei, per osannare Trump, ecco che il ministro della difesa Crosetto afferma che sia ragionevole che gli Usa ci chiedano di spendere quasi quattro volte di più in armi”. Insomma, per Fratoianni “ancora più miliardi di euro dei cittadini finiranno nelle tasche dell’industria bellica, che per lo più è controllata dagli americani (guarda tu il caso…), invece che in sanità, istruzione e servizi. Obbedire agli ordini d’Oltreoceano – conclude – e lasciare a secco gli italiani: questo è il patriottismo di Meloni”. Ci ha preso, come sempre.
Non poteva poi mancare il Pd che, con le parole di Nicola Zingaretti, il fratello di Montalbano, si scagliava così contro la leader di Fratelli d’Italia per il suo rapporto con Elon Musk e l’accordo già ampiamente smentito con Starlink: “Non si affida la sicurezza e il futuro degli italiani a un monopolista privato e di un altro Paese, chiunque esso sia. Mi sorprende l’atteggiamento di subalternità della destra italiana. Poi magari si rivendica il nome di Enrico Mattei, che è stato un grande italiano, che ha pensato ovviamente a collocare l’Italia nel mondo dentro grandi alleanze atlantiche, ma con la nostra autonomia, il nostro ruolo. Per questo io penso che Musk sia un pericolo, ma non perché è Musk e basta. Ma perché sempre i monopoli sono stati un pericolo e in questo momento il monopolio su temi così delicati del futuro sarebbe un grave errore”.
Non andiamo avanti per non infierire, ciò che è lapalissiano è che la sinistra è visibilmente in difficoltà. Vedremo se la Meloni riuscirà a rappresentare davvero il punto di riferimento del dialogo tra Bruxelles e Washington, ma per il momento tutte le sentenze dei soliti noti si sono sciolte come neve al sole. Il buonsenso consiglierebbe il silenzio…
Franco Lodige, 25 gennaio 2025
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