La più grande flotta navale mai esistita al mondo è stata quella cinese. Marco Polo ne fu affascinato. Nel XIII secolo potevano contare su 15mila imbarcazioni, tra barche da sabbia e giunche oceaniche. La Cina, tranne che per i nostri libri di storia, era il centro del mondo. Si dice che una loro spedizione toccò l’America settanta anni prima di Colombo. E poi tutto finì. La dinastia che seguì i Ming, cambiò sede alla capitale spostandola a Pechino, espanse i confini, pensò alla terra più che al mare e la tecnologia su cui i cinesi avevano il primato scomparve, con il peso di quel popolo nel mondo.
Se solo i commissari europei Timmermans e Breton utilizzassero metà del tempo che impiegano ad ascoltare Greta a leggere un po’ di storia, capirebbero che aver spostato la nostra capitale a Bruxelles avrà il medesimo effetto per la tecnologia più importante del Vecchio Continente e cioè l’automotive. Siamo pazzi scriteriati, come lo furono quei mandarini che convinsero i Ming ad abbandonare il predominio dei mari.
Dal 2035 non ci sarà più l’auto europea, saremo schiavi delle tecnologie e delle materie prime cinesi. A Pechino esultano, come a Mosca brindavano quando decidemmo di dipendere totalmente dal loro gas. I tedeschi, colpevoli della seconda decisione, sono complici e attori anche della prima, grazie ad una miopia incredibile. Ieri il cancelliere Scholz, con al seguito una pattuglia di grandi imprese, è andato in Cina a trattare la resa. Solo 10 giorni dopo la plateale dimostrazione della forza della dittatura di Xi Jinping, che tratta da malati da internare gli oppositori, la diplomazia di Berlino si presenta sul luogo del delitto. Non si fanno problemi come peraltro non ce ne siamo fatti accettando senza compromessi la via della Seta. I cinesi fanno il loro lavoro, come i conquistadores fecero il loro sporco mestiere conquistando i mari a spese delle dinastie celesti. Ma è folle leggere le giustificazioni che ne dà Bruxelles.
Leggendo le dichiarazioni di ieri del commissario al Mercato interno Breton, si ha bene l’idea di come i nostri mandarini, oltre che miopi, siano fanatici statalisti. L’idea ridicola e pericolosa è che lo Stato con una mano distrugge posti di lavoro (cancellando la tecnologia automotive) e con l’altra pensa di ricrearli con un fondo pubblico. Credono di essere i Padreterni, si inchinano alla religione dell’ambientalismo. Sposteranno il baricentro degli interessi da Occidente a Oriente. Esageriamo? Speriamo proprio di sì.
Nicola Porro, Il Giornale 5 novembre 2022