Il fenomeno green si sta facendo largo anche tra i vertici di Bruxelles. Questa volta è il turno del vicepresidente della Commissione Europea, responsabile del Grean Deal, Frans Timmermans: “Non usare l’energia è l’energia più economica”, ha specificato il burocrate, giustificando i prezzi altissimi, causa spinta inflattiva e crisi energetica, in una funzione di transizione ecologica.
Per noi italiani, purtroppo, non si tratta della prima dichiarazione a riguardo. Pochi giorni fa, infatti, abbiamo riportato le recenti parole del dg di Banca d’Italia, Luigi Federico Signorini, secondo cui il razionamento – ed il conseguente aumento dei prezzi – non deve “perdere la loro utilità ad accelerare la transizione energetica”. L’obiettivo deve essere quello di far crescere i prezzi, proprio “per raggiungere i nostri obiettivi di lungo termine della transizione climatica“. Una versione davvero inusuale, soprattutto se a leggere queste parole sono famiglie o imprese al lastrico, lacerati da due anni di pandemia e, oggi, dalla crisi conseguente la guerra tra Russia e Ucraina.
Insomma, per una parte dei vertici di Bruxelles – e di Roma – i campi di paddle, le piste ciclabili ed un mondo ecosostenibile sono più importanti del mondo produttivo, nonché della sopravvivenza economica di milioni di famiglie. L’attuale crisi del gas rischia di destabilizzare le fasce sociali più deboli del continente? Tranquilli, tutto ciò rimane comunque un bene per il mondo green. A voler vedere, per le nostre élite, il fabbisogno popolare viene meno rispetto alla battaglia ecologica. Una scelta a dir poco discutibile, almeno per chi scrive.
Ma non finisce qui. Tornando al fulcro del discorso, secondo Timmermans, i due punti d partenza dell’Unione Europea dovranno essere “l’efficienza e le energie rinnovabili” per combattere il cambiamento climatico. E proprio il risparmio energetico rimarrà “il punto di forza per combattere” questo mutamento. Alla faccia di chi pensava ad un bel piano coordinato di autosufficienza energetica.
Al nuovo catechismo ambientale europeo, si aggiunge poi il nuovo scoop di Camilla Conti, sul quotidiano La Verità, la quale ha riportato come, per Banca d’Italia, la riduzione del nostro Pil entro il 2100 è dovuta proprio al clima. Ma non a quest’ultimo in sé, piuttosto allo sporco, inquinatore essere umano che lo sta contaminando: a causa delle nostre azioni produttive, nell’arco dei prossimi ottant’anni, ci saranno danni al turismo, all’istruzione scolastica ed all’agricoltura. Ed i vertici di Bruxelles sembrano essere corsi ai ripari.
Non è un caso, infatti, la presentazione del programma Green Deal dell’anno prossimo, dove l’Ue ha codificato nuove norme da vero e proprio Stato etico. Tra queste, in nome dell’ambientalismo, ritroviamo anche il divieto assoluto di allevare animali nelle gabbie entro il termine del 2027, anno oltre al quale scatteranno pronte sanzioni, in caso di diniego del vincolo. Si tratta del solito catechismo ambientale, che ha riguardato anche il mondo dell’automotive: macchine a benzina e diesel non potranno più essere prodotte dal 2035. Ed ecco che arriva il regalo al motore cinese, che ormai da anni sta puntando tutte le proprie forze sull’elettrico. Insomma, sembra che i nostri vertici di Bruxelles si stiano impegnando, in qualsiasi modo, per facilitare la vita il colosso cinese; che, guarda caso, del green se ne frega altamente. A differenza nostra.
Matteo Milanesi, 21 ottobre 2022