Economia

Proposte bislacche

L’Ue in missione per imporci il salario minimo

Salario minimo ue

La lista dei fan sfegatati del salario minimo in Italia si arricchisce di una new entry: si tratta di tale Nicolas Schmit, commissario europeo al Lavoro ed esponente del Partito Operaio Socialista del Lussemburgo. Ebbene sì. Non bastavano già i vari Conte, Schlein e Landini, adesso tocca sorbirci anche le lezioncine socialmente corrette del semisconosciuto ministro Ue lussemburghese, che vorrebbe spiegarci, direttamente da Bruxelles, il funzionamento del mercato del lavoro italiano.

Nel corso di un’intervista rilasciata a ‘La Stampa‘, il Commissario Schmit, dapprima si è imbattuto nella scoperta dell’acqua calda, evidenziando come per gli individui siano più incentivanti livelli salariali più elevati rispetto a stipendi molto bassi. Successivamente, dall’alto del suo indiscutibile genio creativo, il ministro Ue ha estratto dal cilindro la soluzione per risolvere in un solo colpo le piaghe della disoccupazione giovanile, del lavoro povero, del lavoro nero e dei cervelli in fuga: salario minimo per tutti. La panacea di ogni male che affligge il mercato del lavoro in Italia, evidentemente. Davvero geniale. Come abbiamo fatto a non pensarci prima. Fortunatamente lo ha fatto lui, l’illuminato e illuminante socialista del Granducato di Lussemburgo.

Peccato solo che l’attento commissario europeo non abbia minimamente tenuto in considerazione tutta una serie di rischi e criticità connessi all’introduzione di un salario minimo nel nostro Paese. Innanzitutto, visto il prestigioso ruolo istituzionale ricoperto, Schmit dovrebbe sapere che le decisioni riguardanti i livelli salariali in Italia vengono assunte in buona parte in sede di contrattazione collettiva, e risultano pertanto già normate. In molti casi, peraltro, con soglie minime salariali che eccedono i 9 euro l’ora previsti dalla proposta di legge avanzata dalle opposizioni.

Altro aspetto non di poco conto, ma probabilmente sottovalutato dal commissario europeo del Lavoro, riguarda l’incidenza del cuneo fiscale sulle aziende. Infatti, l’eventuale introduzione di un salario minimo finirebbe col gravare interamente sui bilanci aziendali, con il risultato di rischiare di compromettere la stabilità finanziaria delle imprese, che si troverebbero, loro malgrado, costrette a dover fare i conti con un aumento esponenziale dei costi del lavoro. In tal caso, si potrebbe pertanto andare incontro al rischio di avere un salario minimo garantito per legge per ogni lavoratore, ma al prezzo di perdere posti di lavoro per effetto diretto dell’impossibilità delle aziende di riuscire a far fronte ai crescenti costi. Proprio un bel paradosso.

Inoltre, al pari di quanto già accaduto a suo tempo nel caso di Reddito di cittadinanza, potrebbe ancora accadere che l’introduzione di un salario minimo finisca con l’incentivare ulteriormente la pratica del lavoro sommerso. Infatti, con l’eventuale imposizione di un minimo salariale fissato per legge, da un lato, vi potrebbero essere dei lavoratori disposti a lavorare anche al di sotto della tariffa minima imposta, e, dall’altro, delle aziende costrette a dover ricorrere ai soliti vecchi escamotage pur di rimanere competitive sul mercato.

Insomma, molte sembrano essere le criticità, e altrettante sarebbero le ripercussioni strettamente correlate all’introduzione in Italia di un salario minimo. Ma a tutto questo evidentemente Nicolas Schmit non deve aver pensato. Forse perché troppo distratto dalle tante incombenze istituzionali di cui necessariamente deve farsi carico nel rispetto del delicato incarico istituzionale ricoperto. O più probabilmente, perché il buon Commissario Schmit disconosce totalmente la realtà italiana in cui, con notevole sprezzo del pericolo (questo si, gli va riconosciuto), ha deciso volutamente di avventurarsi. Magari perché, da buon radical-progressista qual è, non se l’è sentita di abbandonare al loro crudele destino i confusi progressisti nostrani in salsa giallorossa che, proprio sulle tematiche del lavoro, continuano a incassare un giorno sì e laltro pure sonore batoste e a collezionare epocali figuracce.

Chissà che non ci pensi lo stesso Schmit a fugare ogni dubbio in merito alla sua netta presa di posizione già nei primissimi giorni del mese di dicembre, allorquando il commissario Ue arriverà in Italia, si spera un pò più consapevole e preparato, proprio per discutere di lavoro con Confindustria e Parlamento.

Salvatore Di Bartolo, 15 novembre 2023