In questi (brevi) giorni di assenza della Zuppa di Porro (torna presto, non vi preoccupate), vale la pena utilizzare un po’ di tempo per analizzare quanto pubblicato dai giornali. Come sapete, visto il bombardamento mediatico, ieri Carlo Calenda e Enrico Letta hanno trovato un accordo elettorale in vista delle elezioni del 25 settembre. Non s’è capito bene sulla base di cosa si uniscano, visto che all’interno dell’agenda Draghi non c’è scritto praticamente niente. Ma di sicuro si ammucchiano con precise strategie di tattica politica: dividersi i collegi (30% Azione, 70% Pd), escludere i leader dai collegi uninominali (ciao ciao ApeMaio) e provare a contrastare la destra.
Calenda, che si professava liberale, finisce col riabbracciare il Pd. Vabbè, ci può anche stare: in fondo in quelle liste è stato eletto, dunque forse il vulnus sta nel definirsi liberale. Tuttavia a suscitare ilarità è però la convinzione di Letta secondo cui il leader di Azione potrà fare da “magnete per i voti di centrodestra” mentre il Pd dovrebbe incassare quelli di centrosinistra.
“Magnete dei voti del centrodestra”, dice Letta. Oh, magari succederà così e verremo sonoramente smentiti. Però a priori un ragionamento è anche possibile farlo: gli elettori di centrodestra, anche magari scontenti dell’alleanza con Meloni e Salvini, dovrebbero votare uno che si è alleato con chi, non meno di due giorni fa, proponeva una patrimoniale sulla morte. La tassa di successione. Lo stesso Calenda oggi dice: “Letta è un socialista”. Perché dunque un elettore di centrodestra dovrebbe riversare i suoi voti per portare acqua al mulino di un “socialista”? Soprattutto sapendo che, alla fine della fiera, potrebbe aiutare a garantire “diritto di tribuna” al fuoriuscito Luigi Di Maio?
Non è un caso, infatti, se Carfagna e Gelmini avevano provato a suggerire al loro nuovo leader di non accoppiarsi con i dem. La speranza era di riuscire ad attrarre i delusi del centrodestra che però non vogliono certo morire “socialisti”. Dice al Giornale Giuseppe Benedetto, presidente della Fondazione Luigi Einaudi: “Dubito che un elettore di centrodestra possa votare un partito alleato con il Pd e la sinistra massimalista”. La sintesi la fa Vittorio Sgarbi: “Calenda farà da magnete per gli elettori del centrodestra? Sì, se lo attaccheranno allo sportello del frigorifero”. Punto e a capo.