di Salvatore Di Bartolo
Dopo le dimissioni del premier Mario Draghi prontamente respinte dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la conseguente parlamentarizzazione della crisi, il Movimento 5 Stelle si trova di fronte a un bivio: lasciare l’esecutivo o proseguire l’esperienza di governo fino alla scadenza naturale della legislatura.
Dopo aver aperto la crisi in un momento così delicato per le sorti del Paese, il leader dei pentastellati Giuseppe Conte vorrebbe almeno provare a salvare la faccia, ed in quest’ottica avrebbe chiesto ai propri ministri e sottosegretari di dimettersi prima dell’arrivo di Mario Draghi alle Camere previsto per il prossimo mercoledì. L’obiettivo dell’ex Presidente del Consiglio appare chiaro: staccare la spina al governo senza passare dall’aula. Purtuttavia, la richiesta di Conte sembrerebbe essere stata prontamente rispedita al mittente. Tutti i ministri del Movimento, infatti, si sarebbero detti contrari all’eventualità prospettata dall’ex premier. Peraltro, secondo accreditate fonti parlamentari, alcuni dei parlamentari grillini non avrebbero neppure risposto alle ripetute telefonate provenienti dal loro capo politico.
Il primo a dissentire di fronte alle incessanti richieste di Giuseppe Conte sarebbe stato il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà, il quale nel corso di una riunione avrebbe ribadito la sua ferma volontà di non porre fine all’esperienza di Mario Draghi a Palazzo Chigi. Incassato il secco no, Giuseppe Conte si sarebbe poi premurato a smentire le voci di una sua richiesta di dimissioni indirizzata ai propri ministri appena poche ore prima.
Niente nuovo sotto il sole, dunque, con il Movimento che ancora una volta mette all’angolo il suo stesso capo politico, e l’ex premier che, dal canto suo, si trova costretto ad un repentino dietrofront e ad incassare l’ennesima figuraccia. Preso atto della situazione di impasse, a decidere il futuro del Movimento potrebbe pensarci ancora una volta la base pentastellata, che verrebbe consultata attraverso il ricorso alla solita votazione online per stabilire le prossime mosse politiche, a cominciare proprio dall’eventuale ritiro dei ministri M5s dell’esecutivo guidato da Mario Draghi.
Le sorti di un Movimento 5 Stelle sempre più in caduta libera potrebbero dunque essere riposte nelle mani di poche migliaia di militanti, chiamati a sbrogliare l’aggrovigliata matassa disordinatamente intrecciata da un Giuseppe Conte che appare ogni giorno più indebolito ed isolato all’interno del suo stesso partito.