Appunti sudamericani

Lula si veste di bianco: la strana mossa del leader rosso

Ogni giorno uno sguardo esclusivo sul mondo sudamericano

lula camicia bianca

Lula archivia il rosso “di sinistra” per il bianco “pace e amore”.

La campagna dell’ex presidente ha abbandonato il colore rosso che è stato predominante nella propaganda fin dalla nascita del PT e lo ha sostituito con il bianco, in nome dell'”amore e della pace”. Questo cambiamento cromatico-politico mira a rafforzare l’ampio fronte progressista che Lula ha formato e sta ancora cercando di ampliare per sconfiggere l’attuale presidente Bolsonaro. Il rosso da sempre rappresenta il Partito dei Lavoratori, co-fondato da Lula nel 1980, nella politica brasiliana. Ma alcuni dei nuovi alleati che si sono uniti al fronte progressista hanno lasciato intendere di non sentirsi rispecchiati in questo colore, tipico della sinistra. Secondo la Tebet, terza arrivata al primo turno e con Lula adesso, il rosso “allontana” gli elettori che rifiutano il PT, che potrebbero smettere di sostenere Lula e astenersi dal voto o, nel peggiore dei casi, allinearsi con Bolsonaro. “Per l’amore e la pace, vestiamoci di bianco”, recita un annuncio pubblicato da Lula, che invita a partecipare agli eventi vestiti di bianco.

La Procura denuncia Castillo per “guidare di un’organizzazione criminale”

La procuratrice della nazione, Patricia Benavides, ha denunciato ieri Pedro Castillo per i reati di “organizzazione criminale, traffico di influenza e collusione”. Anche la first lady del Perù potrebbe andare in prigione fino a 10 anni per organizzazione criminale. Il presidente del Perù, già al centro di altre cinque indagini penali per corruzione, ha accusato poco fa i pubblici ministeri di “colpo di stato”. Castillo ha anche negato di essere in trattative con il regime venezuelano per chiedere asilo politico. Tensione alle stelle.

Panama apre un procedimento penale contro 32 persone per il caso Lava Jato

Gli imputati sono stati accusati di riciclaggio, secondo le informazioni ufficiali. La Lava Jato, la mega inchiesta sullo schema internazionale di corruzione brasiliano, coinvolge lo studio legale Mossack Fonseca, epicentro dello scandalo dei “Panamá Papers”. Mossack Fonseca ha chiuso tutti i suoi uffici nel marzo 2018 ma adesso 32 persone sono accusate di riciclaggio, in un caso connesso alla Lava Jato, che ha fatto finire in galera per 580 giorni Lula.

Heritage Foundation: folle il corteggiamento di Biden a Maduro

Durissimo intervento oggi di Diana Angstgott-Roth, direttrice del Center for Energy, Climate and Environment. In sintesi, scrive oggi per la Heritage Foundation che “l’America potrebbe preservare l’indipendenza energetica aumentando la propria produzione ma sfortunatamente, l’amministrazione Biden ha adottato l’approccio opposto e quando l’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio ha annunciato che avrebbe ridotto la produzione di petrolio di 2 milioni di barili al giorno, l’amministrazione Biden ha reagito acquistando petrolio dal Venezuela e usando ulteriore petrolio dalla Strategic Petroleum Reserve (SPR), la riserva petrolifera statunitense”.

Per Daniel Di Martino, un economista venezuelano e membro del Manhattan Institute, “questa è una mossa fuorviante e non etica che aiuterà il regime di Maduro a rimanere al potere e costerà vite venezuelane. Ma non avrà alcun beneficio per l’America. Biden dimentica che il Venezuela è un membro dell’OPEC e come tale segue le quote dell’OPEC, quindi qualsiasi aumento della produzione dal Venezuela sarà bilanciato da una diminuzione da altre nazioni”. Biden non è stato in grado di ottenere un sollievo dalle sanzioni contro l’Iran e ora guarda al Venezuela, anche se la produzione venezuelana è fortemente collegata sia alla Russia che alla Cina”. 

L’odissea di una cubana malata di cancro: “È molto doloroso sapere che la più grande democrazia mondiale ci prende in giro”

La cubana Omara Ruiz Urquiola ieri non è riuscita per la terza volta a salire a bordo di un aereo per Cuba. La storica dell’arte ed ex professoressa universitaria Omara è malata di cancro e nel gennaio 2021 aveva viaggiato da Cuba a Miami per visitare il suo oncologo e ricevere un premio dalla Fondazione per i diritti umani a Cuba. Adesso ha urgente bisogno di recarsi a Cuba perché la fattoria di famiglia a Pinar del Río (ovest del paese) è stata “devastata” dall’uragano Ian e sua madre di 75 anni, che vive lì, è sola. Ieri la compagnia aerea Southwest ha appoggiato gli ordini della dittatura cubana di non permettergli di entrare a Cuba con la “complicità del governo Usa”, ha sottolineato Omara, molto critica sia nei confronti della tirannia cubana, per avergli negato il diritto di entrare nel proprio paese, sia degli Stati Uniti, per averlo permesso. “È molto doloroso sapere che la grande democrazia nel mondo ci prende in giro, ci lascia indifesi”, si è sfogata ieri.