“Ho trovato un’occupazione – racconta un percettore di reddito di cittadinanza – e, come la norma sancisce mi sono subito attivato perché mi venisse tolto il sussidio, rivolgendomi agli organi di competenza. La risposta che mi è stata data mi ha messo di fronte a una decisione importante: lasciare il lavoro o sacrificare i miei familiari, che vivono in un altro comune, togliendo a mia madre malata e mia sorella che si occupa di lei, la possibilità di beneficiare di quel sussidio che è utile alla loro sopravvivenza? Con il mio stipendio – continua – non riesco assolutamente a sostenere i bisogni dei miei familiari ma, allo stesso tempo, mi è difficile cambiare residenza. Non mi piace essere additato come uno di quelli che frega lo Stato, ma non trovo soluzione a questo problema”.
Come lui, molte le persone che si trovano in questa situazione, frutto sicuramente della fretta di un Movimento che ha voluto colpire la pancia del paese regalando speranze e opportunità solo sulla carta, non facendo caso, evidentemente, alle conseguenze tecniche, reali e concrete che si sarebbero riversate sulle famiglie. Ed è così che, quello che veniva osannato come un sussidio indispensabile e la misura più progressista, umanitaria e altruista che la politica avesse mai fatto, si riduce, inevitabilmente, a un comodo extra per cene fuori e vizi vari.
Bianca Leonardi, 24 aprile 2022