Società

L’Ultima Cena gay sì, Gesù no: la stolta impostura delle penose Olimpiadi

Surfista Ultima Cena Olimpiadi (1) © CGinspiration tramite Canva.com

Lo squallore della liturgia genderizzata per le olimpiadi non può reggersi senza lo squallore di supporto dell’informazione degenerata in propaganda, sì che ci tocca assistere a commentatori, a testate che difendono la baracconata dell’artista Jolly, nel giro queer del presidente Macron e tenuto in fama di genio dagli opportunisti che capovolgono la realtà: “Ma quale ultima cena, non avete capito niente, siete di destra e incolti, era un omaggio a Dioniso”. Il dio dello sconvolgimento e dell’eccesso, ma è un tentativo penoso di nascondere la mano dopo il sasso tirato. Arrivano a dire che tanta pagliacciata sarebbe la conferma della libertà francese, ma libertà di cosa? Di affondare nel pessimo gusto, nelle allusioni alla sensibilità pedofila, nei messaggi per l’islamismo da cui in modo demenziale ci si aspetta che faccia piazza pulita, che tolga di mezzo il capitalismo, che scristianizzi, per poi lasciarsi docilmente omogeneizzare nei regolamenti europei?

La miseria non si regge senza ipocrisia e allora certi corifei provassero a giustificare questo: un surfista brasiliano, certo Joao Chianca, sarebbe stato diffidato e minacciato di squalifica se pretende di gareggiare sulla tavola dipinta col Cristo protettore. “Non si può, è un simbolo religioso”. Ma davvero? Ancora una volta l’ipocrisia dei farisei che si compiace di sé, del suo presunto laicismo che se mai è un laidismo morale. Gesù Cristo insopportabile, inaccettabile e Dioniso ammissibile? Cristo improponibile in quanto segno di fede, simbolo religioso cristiano, da censurare, da estirpare, ma perfettamente lecito, anzi funzionale alla dissacrazione da cartone animato, o di cultura pop, per cui diventa una debosciato intento in orge apostoliche, aspettando il Calvario?

Cristo a quanto pare camminava sulle acque ma non su quelle fetide della Senna francese che se ne sente offesa, che in nome della totale libertà francese lo vieta, ne ha orrore e repulsione. “Ah, non sapete niente, anche Leonardo era una rappresentazione”. Non scherziamo: chi difende un tale schifo si assumesse almeno la responsabilità della propria abiezione. Faceva notare acutamente Antonino d’Anna che il punto, da nessuno colto, sta nella violazione, nella dissacrazione dell’Eucaristia quale definitivo simbolo cristiano, la transustanziazione quale dogma fondativo della tradizione cristiano-cattolica. Se così è, allora non resta che concludere che il candore queer di questo Jarry è ignobilmente falso, che sapeva quello che faceva: dalla transustanziazione al trans è un attimo, ma un attimo durato per due anni e passa di confabulazioni per meglio rendere la blasfemia antieuropea, controeuropea.

Ma sì, spiegassero questo, certi spocchiosi servi dell’indifendibile che fingono di prendere fiaccole per lanterne e pretendono lo stesso da chi osserva, capisce e magari si indigna o s’incazza. Il totale scollamento da chi legge, fino ad irrisione: ma che avete capito, state buoni che adesso vi spieghiamo tutto noi, povere bestie incolte che siete. Ma nessuno li ascolta più, almeno questo, almeno questa piccola vendetta di un Dio che assiste indifferente, forse ne ha pure ragione, al rinnegamento dell’Europa da se stessa, alla sua curiosa vergogna per tutto ciò che fu bello e civile, in virtù di una pornografia estetica di infimo livello, di questi pachidermi sformati, grotteschi, che pretendono di rappresentare il Graal o Dioniso, come vi pare, come meglio vi sembra di mentire.

La libertà di mettere in scena le olimpiadi senza gli atleti, la Francia senza la Europa, Parigi senza i suoi cittadini. Che è questo intruglio che in nome della libertà impone la sola voce di un queer idiota che aspetta solo chi lo decapiterà? Che sarebbero queste olimpiadi dove le femmine sfoggiano costumi con scritto “qui sotto non c’è un maschio” e lo fanno per la sacrosanta urgenza di difendere il diritto di gareggiare tra di loro, siccome un assurdo pensiero unico, camuffato da inclusivo e democratico, vorrebbe imporre dei nerboruti en travesti, uomini infiltrati nelle competizioni delle donne? La normalità ancora possibile, se ancora possibile, che diventa una conquista, diventa un sofferto e quasi disperato punto di arrivo della civiltà che resta.

Lo abbiamo detto e lo ripetiamo: queste olimpiadi senza olimpiadi, questo trionfo del velleitarismo arrogante e inconcludente, fallimentare del macronismo, serve a consacrare una fine del tempo, un punto e a capo dove il capo non esiste, sta nello sfascio, nella pessima organizzazione,nei disservizi, negli attentati, nei sabotaggi della fibra ottica, negli incendi ferroviari, nel terrorismo di estrema sinistra frammisto a quello islamista che usa la manovalanza a prato basso dei teppisti climatici, nelle mille censure, nelle mille isterie all’insegna del pluralismo ecumenico. O del grande fraintendimento, della grande menzogna: Simboli religiosi no, la Francia è laica, Parigi è laica, ma la delegazione palestinese che dice, testuale, agli israeliani, voi, cani ebrei, siete intoccabili ma potremmo forse anche toccarvi, potremmo accettarvi nelle stesse gare ma solo se vi sottomettete, che cosa è se non un culmine della politica teocratica?

Questo la Parigi dell’Islam non più minoritario, comunque egemone già adesso, lo consente e finge di non vederlo perché in questo tempo da fine del tempo contano solo gli immani infingimenti, gli stravolgimenti, conta il far passare una cosa nel suo opposto, con esiti anche catastrofici. Lo abbiamo visto con la pandemia organizzata, coi vaccini “che salvano”, con l’auto elettrica inaccessibile alle masse, con la mobilità paralitica, con le riconversioni ambientali che uccidono il pianeta. E lo vediamo con le olimpiadi senza olimpiadi, con lo sport senza lo sport.

Max Del Papa, 30 luglio 2024

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