Dare denaro a chi ferma la produzione agricola: non è una boutade, ma l’ultima “geniale” trovata dell’amministrazione dem in Emilia-Romagna. A partire dal 2024 gli agricoltori saranno invitati ad abbandonare la produzione e lasciare così incolti i propri appezzamenti. La proposta firmata Bonaccini è piuttosto categorica: in nome delle eco-follie, 20 anni di stop in cambio di una cifra dai 500 ai 1.500 euro all’anno per ogni ettaro non coltivato. Collocato all’interno dei progetti Ue, il bando approvato dalla giunta emiliana in realtà svela ancora una volta tutte le contraddizioni della tanto (immotivatamente) celebrata agenda green.
Entriamo nel dettaglio. Il bando di “sviluppo rurale” che ha ricevuto il via libera chiede agli agricoltori della quarta regione italiana per aziende del settore di smettere di coltivare e produrre cibo sul territorio. Già questo lascia interdetti, per non dire altro. Ma andiamo avanti. Bonaccini & Co. mettono sul tavolo 500 euro a ettaro non coltivato in collina o in montagna e 1.500 euro a ettaro non coltivato in pianura.
Ma la lapalissiana inutilità del progetto emerge dai report pubblicati dallo stesso ente: “Negli ultimi 40 anni, la riduzione del numero di aziende agricole è andata accentuandosi. Nel 2020 le aziende sono 53.753, poco meno di un terzo delle oltre 170.000 del 1982. Parallelamente si è persa anche superficie agricola, sia totale che utilizzata (SAT e SAU): sempre rispetto al 1982, la prima è diminuita del 25%, la seconda del 19%. Ma, diversamente dalla contrazione numerica delle aziende, la perdita di superficie agricola è andata progressivamente attenuandosi”.
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Ma a cosa serve questo bando? Rispondere a questa domanda non è semplice, anche se gli obiettivi posti dalla giunta sembrano chiarire l’indirizzo: si citano cambiamenti climatici, emissioni di gas a effetto serra, sviluppo sostenibile e le solite menate dei gretini. In nome della lotte alla Co2 sì al sacrificio degli agricoltori emiliano-romagnoli. L’agenda 2030 come stella polare, ma che porta direttamente verso l’abisso. Ciao sviluppo, tanti saluti alle eccellenze nostrane: meglio favorire l’esportazione dall’estero, forse. Magari strizzando l’occhiolino alle multinazionali. In altri termini, il progetto di Bonaccini e dei suoi collaboratori è semplicemente forsennato: vietare di coltivare l’orto per venti anni può avere come unica ripercussione quella di impoverire l’Italia, non certo quella di contribuire al rispetto dell’ambiente. Per questo si potrebbe partire dal divieto ai pesticidi, ma qualcuno al Parlamento europeo la pensa diversamente. L’unica speranza è che prevalga il buonsenso, parola purtroppo sconosciuta a molti eco-fondamentalisti.
Massimo Balsamo, 2 gennaio 2024