Esteri

La nuova Nato ambientalista

L’ultima follia ambientalista: la Nato vuole “l’esercito green”

Il segretario generale, Jens Stoltenberg, rivela: l’Alleanza taglierà le emissioni entro il 2030

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Siete pronti per l’esercito “green”? No, non parliamo mica delle orde di manifestanti di Fridays For Future al seguito del comandante Greta Thumberg. Non c’entra nulla l’impermeabile giallo, stavolta. Qui stiamo parlando di un esercito vero, o per meglio dire del più grosso di tutto il Globo, che in una calda estate di giugno a Madrid ha deciso di riconvertire i suoi soldati in combattenti ambientalisti.

Non stiamo scherzando. L’ha proprio dichiarato Jens Stoltenberg ieri sera a margine dell’incontro dei capi di Stato e di governo dell’Alleanza Atlantica in cui è stata “varata” la nuova Nato da qui a 10 anni. Un’alleanza militare che vede la Russia come “nemico”, la Cina come “sfida” e la rivoluzione green come obiettivo.

Stoltenberg ha spiegato ai cronisti che la Nato intende rafforzare i suoi battaglioni sul fianco Est, quello che guarda a Mosca. Inoltre, verrà incrementato anche il gruppo di intervento rapido dell’Alleanza, che sarà postato a 300mila soldati. Un’armata enorme. “È la prima volta dalla Guerra Fredda che abbiamo questo tipo di piani“, ha spiegato il segretario generale. Ma soprattutto, è la prima volta da quando esiste questo patto difensivo occidentale che la Nato si pone un ambizioso piano per monitorare le emissioni delle sue attività. Esatto. Un esercito potentissimo, che produce e usa armi letali, che si muove su cingolati, aerei, jet, cacciabombardieri, che fa decollare droni e salpare navi mastodontiche, vuole ridurre l’inquinamento. E mica di poco. “Taglieremo le emissioni del 45% entro il 2030 e allo zero entro il 2050″, ha spiegato Stoltenberg perché – rullo di tamburi – “non possiamo scegliere tra un esercito verde e un esercito forte, dobbiamo averli entrambi”.

Ora, voi provate a immaginarvi come deve essere un “esercito green”. A parte il colore delle mimetiche, c’è poco altro di “verde” nelle attività di un’armata. Siamo al lavoro per sostituire entro il 2035 i carri armati a gasolio con cingolati full elettric o plug-in hybrid? Nel caso, fateci sapere dove e come li ricarichiamo. Sogniamo missili intercontinentali che si auto-alimentano col pannellino solare fino al momento dello scoppio? Bisognerebbe poi lavorare ad altre innovazioni. Ecco alcune idee. Per gli Ak47 e le altre armi, è ora di dire basta alla polvere da sparo e alle cartucce: quelle si disperdono nell’ambiente e ci vogliono decenni per liberarsene. Siete mai stati sulle Alpi? È ancora pieno dei reperti della Prima Guerra Mondiale.

Ah, ovviamente bisogna bloccare le esercitazioni che producono C02 senza scopi bellici chiari. Per i droni, invece, magari basta una batteria al litio, in caso alimentiamola con l’eolico quando c’è vento. Sulle portaerei difficile fare economia, però i cacciabombardieri sì: che motivo c’è di farli decollare a pilota singolo? Facciamo un po’ di jet-sharing. Sarebbe infine da evitare di disperdere troppa immondizia in giro per il mondo: le bombe, che noi occidentali abbiamo “intelligenti”, facciamo in modo che siano pure riciclabili. Altrimenti quando scoppiano, sai che danno producono al buco dell’ozono?

Si scherza, ovviamente. Ma la domanda è: possibile che la retorica ambientalista sia arrivata al punto anche di toccare i temi della Difesa? Inutile essere ipocriti. Gli eserciti uccidono. Le bombe ammazzano. I caccia bombardieri inquinano. È brutto, ma è la cruda realtà. Pensare di avere un “esercito green” è pura ideologia: se e quando dovesse scoppiare una guerra, a tutto ci ritroveremmo a pensare tranne a sapere se il nostro missile inquinerà oppure no.