A dire il vero, non si capisce una mazza di cosa sia davvero questo “sesso ecologico“. Non lo si comprende dalla recensione oggi scodellata dal Fatto Quotidiano, ma a questo punto – a giudicare dagli stralci citati dalla collega – è facile immaginare che pure il libro di Dominic Pettman, professore alla New School di New York, sia pressoché incomprensibile. La sintesi proviamo a farla noi: in nome dell’ecologia, del green, del pianeta da salvare e tutto il resto, oltre a viaggiare meno, consumare meno, scaldarsi meno, bisogna pure trombare di meno. E ci sia perdonato il termine scurrile.
Lo hanno titolato “Ecologia erotica“, anche se versione migliore sarebbe stata “sesso green”, ed è un trattato che si interroga sull’impronta carbonica della nostra libido e su come “i nostri desideri accelerano la crisi climatica”. Tipo: compri un vibratore? Inquini. Guardi una pubblicità su un sex club? Inquini. Ti guardi un filmino porno online? Inquini. E a poco serve, su questo siamo d’accordo, che Pornhub si lavi la coscienza piantando un albero ogni 100 video hot o che vengano prodotti sex toys biodegradabili (in fondo, esistono già le zucchine).
Non contenti di averci rovinato il tempo libero e l’economia, gli ambientalisti si infilano pure sotto le lenzuola. “Abbiamo perso la libido vera”, dicono. E di chi poteva essere la colpa se non dell’individualismo capitalista, delle “personificazioni del profitto che ‘ci rompono le palle, ci seccano le grandi e le piccole labbra’” e, ovviamente, di Donald Trump? Direte: che c’azzecca? Boh. Però per l’autore pare sia The Donald la “sgradevole icona di questa vecchia epoca di avidità famelica” che emana un “cocktail tossico di narcisismo, aggressività, ignoranza armata, privilegio, sadismo e arrapamento adolescenziale fallocentrico”. Bah.
E allora ci dicano: come allontanarsi dal modello Trump e come fare per ricreare una “libido ecologica“? Ovviamente con un po’ di legami “queer”, di esperimenti di “poliamore” e di “incontri informali”. Ma occhio a non desiderare troppo, altrimenti l’ambiente ne risente. “Il punto è superare l’alternativa tra essere asceti frustrati o libertini disincantati, cercando invece di coltivare desideri organici e sostenibili che rendano omaggio alla matrice ambientale che li ha generati”. Che cosa vuol dire? Orge e bunga bunga? No, ovviamente, ma “forme di socialità sensuale meno esclusive e più insolite”. E cioè? Boh.
Il resto ci tocca citarlo, perché è al limite dell’incomprensibile. “Contro questa visione, contro questa ‘economia libidinale’ – scrive il Fatto – Pettman rilancia e propone una ‘ecologia libidinale’, un vero e proprio Green Deal erotico. In cui la Natura (…) torni a essere fusa con Eros, come lo era in Lucrezio. Si tratta insomma di avere un rapporto organico con il nostro ambiente e di diventare un po’ tutti ‘ecosessuali’, coloro che promuovono il sesso nella natura e con gli elementi della natura: ‘Abbracciamo gli alberi senza vergogna, godiamo delle cascate, facciamo l’amore con la terra, celebriamo il nostro punto. E, siamo polimorfi e poli/polline amorosi'”. Quindi ecosessualismo, eiaculazioni con le cascate, sesso con la terra, “poli/polline amorosi”. Letto così, è proprio un Manifesto del cazzo.
Giuseppe De Lorenzo, 25 gennaio 2023