Giustizia

L’ultima sentenza di Silvia Albano: rettifica “pro-Pal” all’Eredità

Nota per l’opposizione al piano Albania, la giudice ha accolto il ricorso dell’associazione palestinese di Mohammad Hannoun sulla capitale d’Israele: ecco cos’è successo

© STILLFX tramite Canva.com

La giudice Silvia Albano è finita al centro del dibattito pubblico nelle ultime settimane per la sentenza firmata contro il piano Albania messo a punto dal governo guidato da Giorgia Meloni per gestire l’immigrazione. Una sentenza giunta dopo una campagna contro il provvedimento dell’esecutivo, fatta sia in qualità di toga che soprattutto da presidente di Magistratura Democratica, la corrente di compagni della magistratura. Non paga, la Albano ha attaccato frontalmente il premier Meloni, affermando che il governo mina l’autonomia dei giudici e sfoderando i soliti ritornelli. Ma quella sul piano Albania non è l’unica sentenza che fa storcere il naso.

La giudice della sezione immigrazione del Tribunale di Roma ha infatti condannato la Rai a mandare in onda, in un orario di massimo ascolto preserale, una rettifica sullo stato giuridico di Gerusalemme, precisando che non si tratta della capitale di Israele e che non è riconosciuta come tale dal diritto internazionale. La vicenda risale al 2020, per la precisione al 21 maggio. Nel corso de “L’eredità”, gioco a premi condotto all’epoca da Flavio Insinna, scappò l’errore: una concorrente rispose “Tel Aviv” alla domanda su quale fosse la capitale di Israele. Il conduttore la corresse con Gerusalemme.

Il 22 maggio 2020, il giorno successivo, l’ambasciata di Palestina a Roma criticò duramente quanto andato in onda su Rai 1 e Insinna lesse questa precisazione: Il giorno successivo, a seguito delle proteste dell’Ambasciata di Palestina a Roma e Insinna lesse questa precisazione: “Prima di cominciare la puntata, a nome della Rai e a nome di tutti noi del programma, desidero fare una precisazione: con migliaia di domande che prepariamo per ogni edizione de L’Eredità, ci si può ritrovare involontariamente al centro di una controversia che chiama in causa vicende sulle quali non spetta certo ad un gioco come il nostro intervenire – riporta Repubblica – È successo il 21 maggio scorso, il quiz prevedeva la seguente domanda: qual è la capitale di Israele, il concorrente ha risposto Tel Aviv, la nostra schermata con le risposte, Gerusalemme. Sulla questione però esistono posizioni diverse. Alla luce di ciò riteniamo di non dover entrare, noi che non ne abbiamo titolo, in una disputa così delicata, e ci scusiamo per averla involontariamente evocata. E per questo, ai fini del gioco, consideriamo nulla questa domanda”.

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Basta così? Certo che no. L’Associazione Benefica di Solidarietà con il Popolo Palestinese collegata a Mohammad Hannoun – che pochi giorni fa ha ricevuto un foglio di via dal Questore di Milano in seguito alle manifestazioni pro-Pal successive agli scontri di Amsterdam e che secondo il Dipartimento del Tesoro americano sarebbe un finanziatore di Hamas – presentò un ricorso contro quanto accaduto nel game show. Il primo tentativo venne respinto, ma il secondo venne accolto proprio dalla sezione diritti della Persona ed Immigrazione del Tribunale Ordinario di Roma.

“Sul piano dell’ordinamento internazionale l’Assemblea Generale Onu, il Consiglio di Sicurezza Onu e la Corte Internazionale di Giustizia hanno ripetutamente escluso la sovranità di Israele sulla città di Gerusalemme e condannato ogni tentativo da parte dello Stato di Israele di modificare lo status giuridico di Gerusalemme” la sentenza firmata dalla Albano: “Numerosissime sono le Risoluzioni Onu al riguardo…..Dire, infatti, che sulla questione relativa alla capitale di Israele “esistono posizioni diverse” o che sussiste “una disputa così delicata” significa fornire nuovamente al pubblico un’informazione contraria a quanto stabilito dal nostro ordinamento giuridico e dall’ordinamento internazionale. … Dire che quello che è stato stabilito dal diritto internazionale e dal nostro ordinamento sia controverso è oggettivamente falso”. La toga rossa non ha riconosciuto risarcimenti ai ricorrenti, ma ha condannato la televisione di Stato a pagare le spese di giudizio per un totale di 5 mila euro.

Nelle sue conclusioni, la giudice ha condannato la Rai a trasmettere in una puntata de “L’eredità” – nella stessa fascia oraria – una rettifica, dando atto della “scorrettezza delle informazioni ivi fornite” con tanto di dichiarazione pilotata: “Gerusalemme non è la capitale di Israele e non è riconosciuta come tale dal diritto internazionale”. Una sentenza che, oltre a sviolinare i palestinesi e i vari soloni pro-Pal, mette il becco su temi internazionali e di conseguenza acquista valore politico. Ma questa non è una novità per la Albano…

Franco Lodige, 22 novembre 2024

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