Occorre non perdere d’occhio, tra le pieghe del grande stravolgimento sociale dovuto al Covid, anche quei piccoli-grandi passi verso un altro tipo di cambiamento che invece riguarda la convivenza tra diverse culture, figlia dell’immigrazione di massa. Si tratta di un’altra distorsione nella sembianza delle nostre città, che purtroppo continua ad avanzare.
Moschee, via libera agli altoparlanti
E una dimostrazione di questo arriva dall’Assia, lander tedesco. Nell’assemblea dei rappresentanti, l’Afd ha presentato un’interrogazione prendendo spunto dalle tante lamentele di cittadini non propriamente propensi ad ascoltare in alcuni centri la chiamata in preghiera dei Muezzin diffusa dalle moschee attraverso gli altoparlanti. Una scena comune in qualsiasi Paese arabo, ma che pone interrogativi sul volto futuro delle città europee, il cui panorama acustico, sul lato religioso, è sempre stato dominato dal leggiadro suono delle campane. Sul punto, in Germania si sono verificati anche dei contenziosi legali, tuttavia risolti sempre in favore della libertà della moschea di irradiare la preghiera. La stessa linea, quindi, è stata adottata anche dal governo dell’Assia, a guida Cdu, il partito di Angela Merkel.
Ebbene, rispondendo all’interrogazione, infatti, viene fatto notare che dal punto di vista legale non c’è bisogno di alcuna autorizzazione formale affinché la preghiera del Muezzin sia diffusa attraverso gli altoparlanti. Nell’interrogazione, Afd dava conto della preoccupazione di quei cittadini non musulmani, che vedono “la chiamata del muezzin come un’espressione del dominio islamico e una violazione della propria identità”. Niente da fare, dunque. I canti del muezzin possono entrare irrompere nel contesto cittadino collettivo. E basterà chiudere gli occhi per sentirsi catapultati in qualsiasi città del Marocco o della Turchia.
Europa sotto minaccia
E dove già non ci pensa il fatto compiuto, arrivano i solerti partiti locali a fare il resto. È quanto accade, ad esempio, a Gelsenkirchen, città della Renania settentrionale, nel bacino della Ruhr. Qui, i Verdi hanno presentato un progetto addirittura per introdurla, la chiamata del Muezzin con l’altoparlante. L’obiettivo? Far sentire meno soli i cittadini musulmani che non possono più frequentare le moschee chiuse per le misure anti-Covid. Questo dibattito, apparentemente circoscritto, può fornire una prospettiva del tipo di questione che potrà innescarsi, di qui ad un tempo non troppo lontano, in molte altre città europee. E tutto questo suscita perplessità se consideriamo il contenuto dell’ “adhan”, ossia la preghiera pronunciata dal Muezzin. Si tratta di intonazioni composite, dall’ormai universalmente noto Allah Akbar (ossia “Allah è il più grande”) alla professione di fede “non c’è altro Dio al di fuori di Allah”.
Insomma, la preminenza di Allah gridata nel cuore delle città europee, in una colonizzazione culturale di fatto. Mentre magari le strade pullulano di donne in niqab e a una cert’ora si popolano di fedeli che pregano inginocchiati sul loro tappeto rituale verso La Mecca. Gli sconfitti della battaglia di Lepanto non avrebbero potuto chiedere di più.
Pietro De Leo, 11 marzo 2021