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L’ultimo delirio: “Le fonti fossili baluardo del patriarcato bianco”

La tesi di Francesca Santolini sulla destra e l’ecofascismo di chi nega il cambiamento climatico. Annamo bene…

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Pensavamo di averle sentite tutte, invece no. Passi la benzina che inquina. Passino le fonti fossili simbolo della ricchezza Occidentale. Passi l’idea, tutta da dimostrare, che il cambiamento climatico sia colpa delle auto a diesel. Ma arrivare a sostenere che il petrolio sia il baluardo del patriarcato bianco ci pare davvero esagerato. Neppure Elena Cecchettin avrebbe osato sostenere tanto.

Invece Francesca Santolini, scrittrice, l’altra sera a In Onda è riuscita a sostenere questa incredibile tesi citando studi non meglio precisati (in caso, siamo qui per leggerli se vuole farceli avere). “La destra italiana si attesta su posizioni di negazionismo anche rudimentale”, ha spiegato di fronte a Marianna Aprile e Luca Telese. “Ci sono anche esternazioni di Salvini e altri politici di destra che hanno negato le migrazioni climatiche o in generale il cambiamento climatico di origine antropica”.


Secondo Santolini il problema è “la guerra culturale contro la transizione ecologica”, guai a citare la loro battaglia a testa bassa contro qualsiasi attività umana di cui sono peraltro discreti utilizzatori (la tv inquina? Smettano di andarci; stampare libri abbatte foreste? Smettano di scriverli). In sostanza noi brutti e cattivi negazionisti vorremmo “difendere lo status quo”. E non tanto perché ci piace far rombare il motore benzina di una spider rossa, né perché ci piace rilassarci al fresco dell’aria condizionata (ah, Santolini: per informazioni chiedere ai “verdissimi” abitanti della zona centrale di Milano, tutta Ztl e borraccia in alluminio, salvo mandare in black out interi quartieri per eccesso di condizionatori). No: gli anti-green difendono il modello delle fonti fossili, sempre secondo la scrittrice, perché vogliono “difendere un sistema di potere basato sui combustibili fossili” per motivi “identitari”. Secondo studi non precisati, infatti, “le fonti fossili sono baluardo del patriarcato bianco” perché “se ci pensiamo” difendendo benzina e gas “non difendiamo solo degli interessi e del profitto”, ma “difendiamo un modello culturale del maschio bianco occidentale e difendiamo quindi un sistema di potere”. What else?

In realtà la tesi è talmente strampalata che forse meriterebbe sorvolare. Tuttavia ci sovviene una domanda. Passi l’idea che i combustibili fossili siano espressione del modello culturale occidentale, improntato al profitto e allo sfruttamento delle risorse per generare ricchezza (il che, lo diciamo candidamente, non è né uno scandalo né un male: se vogliono lorsignori possono pure rinunciare al benessere generato dalla nostra società, cosa che ci pare si guardino bene dal fare, ma a noi non dispiace). Ma che c’entra il patriarcato bianco? Ci state dicendo che con le auto elettriche non ci saranno più femminicidi? Che più pale eoliche porteranno a meno molestie sul lavoro? Che il gender gap lo si risolve a forza di cappotti termici? Se ne sentono in giro di stranezze. Ma questa è bella grossa.

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