Il famoso attore americano Shia LaBoeuf si è convertito al cattolicesimo a furia di interpretare Padre Pio in un film hollywoodiano di prossima uscita. Shia, versatilissimo, ha cominciato da ragazzino nel cult Holes. Buchi nel deserto, poi ha interpretato tantissimi film di primo piano, tra cui Fury con Brad Pitt e la saga Transformers, e ricordiamo pure il giovane Indiana Jones ne I teschi di cristallo. Vita altrettanto tumultuosa, come molti dei suoi colleghi, tra droga e disordini vari, dice di essere rimasto folgorato sulla via di Damasco proprio mentre, dovendo interpretare il santo preconciliare, imparava dire la vecchia messa in latino.
Dovrebbe assumere come patrono Gelasio il Mimo, singolare martire d’epoca romana che fu ingaggiato da Diocleziano proprio per beffeggiare sul palco i riti cristiani: solo che, uscito dall’acqua dopo la parodia del battesimo, il Mimo, tra lo stupore del pubblico, si dichiarò cristiano; non sapeva neanche lui come fosse successo, ma quel battesimo, pur finto, lo aveva trasformato di botto. Tanto da affrontare serenamente il martirio. Shia si aggiunge così alla non piccola schiera di importanti attori hollywoodiani che sono cattolici credenti e praticanti, sui quali primeggiano Mel Gibson, Mark Wahlberg e Gary Sinise, gente da messa quotidiana. Mettiamoci anche Jim Caviezel, convertito a Medjugorje, e il tormentato Mickey Rourke, il quale ha ammesso in un intervista: «…se non fossi cattolico mi sarei già sparato».
Tra i tantissimi (forse troppi) che sono stati San Francesco sullo schermo è ancora il migliore. Ma il rapporto tra Hollywood e le conversioni al cattolicesimo, quantunque singolare dato l’ambiente, è antico e risale al mito dei miti: Rodolfo Valentino. Per poi, salendo per li rami, arrivare a Loretta Young, la bellissima che doveva tener nascosto il suo papismo per non finire nel mirino del Ku Klux Klan. E non solo, perché l’America w.a.s.p. su questo era inflessibile, basti pensare a Birth of a Nation di D. W. Griffith che il Kkk l’aveva addirittura in locandina. Tra massonismo e ebraismo veterotestamentario (ricordiamo i kolossal biblici in cui i Romani erano rappresentati come le SS dell’epoca) Hollywood era praticabile solo a chi il suo battesimo papista l’avesse tenuto ben nascosto come qualcosa di cui doversi vergognare, si pensi alla maliarda Hedy Lamarr, austriaca.
Ma poi le maglie in qualche modo si allentarono, anche se Hollywood è sempre stata la patria, se non la fabbrica, del politicamente corretto del momento, e ancora lo è. Così, ecco Gary Cooper che va a farsi battezzare da Pio XII. Sua figlia, ancora vivente, è badessa di un monastero di clausura. Badessa pure Dolores Hart, che in un film fu girlfriend di Elvis Presley. E che dire del mito americano per eccellenza, John Wayne? Convertito al cattolicesimo pure lui, come lo erano stati, prima di lui, miti veri come Buffalo Bill, Toro Seduto e Kit Carson. Ma il fatto di Shia LaBoeuf, cioè un attore famoso che si converte dopo avere impersonato un santo cattolico, ha un illustre precedente, sir Alec Guinnes, premio Oscar per Il ponte sul fiume Kwai e meglio conosciuto dai più giovani per essere stato il primo ObiWan Kenobi nella saga di Star Wars.
Nel 1955 interpretò il cardinale Midszenty, primate d’Ungheria imprigionato e processato dai sovietici dopo l’invasione. Il film si intitolava Il prigioniero e, poiché l’Urss a quel tempo era più potente e influente che mai, uscì coi nomi cambiati. Tanto potente e influente erano l’Urss e i suoi compagni di merende che il film venne rifiutato a Cannes e ancora oggi solo pochi cinefili (di destra) ne conoscono l’esistenza. Ma Guinness si era immedesimato talmente in quell’eroico cardinale da volerne abbracciare le fede. Midszenty, per la cronaca, terminò i suoi giorni a Roma, sacrificato all’Ostpolitik vaticana. Per tornare a Shia, l’Ostpolitik non è ancora terminata, visto che nei fogli e nei siti clericalmente corretti non v’è cenno a un particolare importante e, nelle dichiarazioni dell’attore, esplicito: quel che lo ha colpito non è stato tanto Padre Pio quanto l’antica messa, quella col latinorum che i nostri bisnonni analfabeti conoscevano benissimo.
Rino Cammilleri, 27 agosto 2022