Commenti all'articolo L’ultimo tabù di questa società? La morte

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Lucio
Lucio
10 Novembre 2018, 21:35 21:35

Ottima considerazione Ruggeri. Perché il parlarne dovrebbe creare depressione o altro? Noi TUTTI nasciamo per vivere e viviamo per …. morire. L’ Universo, e la Terra, esistono da miliardi di anni, gli anni che usiamo noi per misurare il tempo cronologico sono solo a misura d’uomo, al paragone. Ebbene, tutti noi, prima cosa ricordiamo dei miliardi ( del’ eternità) passati ? Nulla, perché non esistevamo. E torneremo a non esistere. E’ ciò che i Buddhisti chiamano impermanenza, ovvero: tutte le persone viventi in questo momento sulla Terra, entro i prossimi 120 anni saranno scomparse. Il ciclo proseguirà fino a che il pianeta e la sua natura non reagiranno violentemente, spazzando via della superficie terrestre i fastidiosi bipedi implumi che la abitano e la calpestano indegnamente. E sarà meglio così.

Antonio
Antonio
9 Novembre 2018, 22:40 22:40

Argomento decisivamente deprimente. tre giorni fa ho letto la ” scoperta di una nuova patologia , studio condotto all’università di Portsmouth negli Usa :” la morte psicogenica”. Fine vita che arriva senza una manifesta patologia, porta al decesso semplicemente non si ha nessuna voglia di andare avanti. Non si tratta di depressione , così dicono. Il cancro è una comunicazione di Dio? Forse. Cattelan, ottimo vetrinista e provocatore, ricordare i bimbi impiccati all’albero di Piazza 24 maggio- milano , opera difesa da Sgarbi , in quanto al fatto che sia un artista ho molti dubbi.La morte un’altra cosa. la bella morte di Pavolini, poi la morte rimossa dalla nostra cultura. Ovvio mica siamo tutti frappisti : fratello ricordati che devi morire. Pensare alla morte mi rende malinconico perchè non mi aiuta a trovare il senso delle cose che facciamo in ogni caso trovo il post decesso un evento piuttosto misterioso. Chi morirà vedrà.

Talita
Talita
9 Novembre 2018, 20:42 20:42

Caro Montez, la tua riflessione è interessante, ma anche – o forse proprio perché – oscura.
Anche adesso la morte è considerata la fine del ciclo vitale: se non altro, per definizione.
E in che senso in passato IMPARAVANO a conviverci? Anche oggi ci si convive: con-vive. fino alla morte, naturalmente.
Che c’entra l’Incultura con l’alfa→omega a cui tutti gli esseri viventi sono destinati?
Oppure pensi che la cultura faccia danzare di gioia all’idea della morte?
Oppure ti riferisci all’idea cattolica di una vita dopo la morte?

Valter
Valter
9 Novembre 2018, 20:15 20:15

Il delirio di immortalità ha preso ulteriore vigore nel momento in cui sono iniziati i trapianti di organo. Anche se personalmente darei la vita per chi mi è caro, non posso non constatare che quello che dovrebbe essere vissuto come un dono è diventato una sorta di obbligo politicamente corretto in questo mondo dominato dalla “dittatura del bene”: cancella il senso del dono e riduce il tutto a una specie di catena di montaggio di pezzi guasti con pezzi nuovi rimuovendo nell’uomo il senso del limite, che se non dona la felicità perlomeno preserva dall’infelicità.

M. Tacconi
M. Tacconi
9 Novembre 2018, 18:13 18:13

Questo argomento può essere anche affascinante, ma solo per chi ha ormai l’ età giusta per poter pensare con una certa serenità alla propria morte che, come insegna Epicuro, è anche l’ unica morte che quando arriverà non ci provocherà dolore. Però si deve aver già vissuto abbastanza, per non aver bisogno di rimuoverne ed anestetizzarne l’ idea, come fa invece, e secondo me giustamente, chi ha ancora un’ età in cui ci si deve soprattutto pensare a progettare e realizzare il futuro.

Andrea Salvadore
Andrea Salvadore
9 Novembre 2018, 17:59 17:59

Amico Ruggeri non hai letto Epicuro e la sua attithdine sulla morte. Se la more é la morte dei densi che paura ne puoi averne? Tutto finisce li. La vita dopo la morte , l’anima eterna, i peccati che si scontano e che si premiamo sono tutte corbellerie inventate da preti senza scrupoli per sfruttare l¡igmoranza della gente. Muori e diventi cenere e quello che rimane é il ricordo e gli influssi che hai potito avere sui tuoi erditieri, Durano? Possibilmente una generazione poi se ne occupano i preti per i loro vantaggi. Nel 1975 ebbi la mia prima, furono tre, operazione a cuore aperto ed il cardiologio disse trionfalmente a mia moglie che mi avevano dato 16 anni piu di vita e sono ancora qui vivo e vegeto senza problemi di ischemia. Quando il prete venne, senza essere chiamato, a consolarmi prima della prima operazione, Io gli mostrai il libro diEpicuro che stavo leggendo e che se morivo, pazienza, avevo preso tutte le misure del caso,m ma che se ne uscivo avremmo potuto parlare. Se ne andó furioso e quando lo incontrai camminando nella clinica rifiutó di ricambiarmi il saluto. La sua arma preferita, la paura della morte, aveva gallito.