Molti si attendono grandi trasformazioni con l’anno nuovo. La pace nel mondo, la sicurezza, la stabilità del governo, la fine delle ingiustizie, le speranze, un futuro intelligentemente artificiale, ecc ecc. Cose importanti, decisive, rivoluzionarie, alcune controverse, sulle quali peraltro la nostra possibilità di incidere è pari a zero. Guerra o pace non dipendono da noi, la fine delle ingiustizie tanto meno, le speranze, dopo il tramonto delle visioni e delle grandi narrazioni dei secoli passati, sono tramontate da un pezzo. Il vuoto di potere del passato si è trasformato nel potere del vuoto del presente. L’ordine delle cose nel caos programmato. Questa è oggi la “rivoluzione”.
Ma allora noi che cosa possiamo fare? In realtà poco, ma questo non significa non fare niente. Sentiamo il bisogno di uscire da quel vuoto, da quel caos, ma non sappiamo come. Forse con una nuova forma di esistenzialismo, che miri a liberare la vita quotidiana dalla sua colonizzazione, dalla routine, dall’alienazione si sarebbe detto una volta, recuperando il senso dell’Erlebnis. Che incanto la lingua dei filosofi: Leben (vita), Er leb nis (vissuto). Recuperare la dimensione autentica della vita quotidiana, significa recuperare la dimensione del tempo vissuto in tutta la sua intensità.
Invece di partire dalla vita politica potremmo dunque ripartire dalla vita quotidiana, dal senso concreto, esistenziale, della vita, dal nostro vissuto. Invece di partire dalla vita sociale e dai suoi artifici potremmo ripartire dalla vita naturale di comunità, ritrovando il senso della nostra appartenenza. Dal globale al locale, dal grande al piccolo. È un cambio di prospettiva.
Invece di affannarci intorno ai temi cruciali della “grande politica”, rispetto alla quale l’unica cosa che possiamo ancora fare è ogni tanto votare, pur sapendo che quel voto alla fine ti svuota, non sarebbe il caso di recuperare il senso di ciò che ci lega, delle piccole cose che abbiamo perduto, del tempo perduto e ritrovato, degli affetti sinceri, delle relazioni, dell’amicizia, della solidarietà verso chi ci è vicino?
È una prospettiva – lo riconosco – modesta, minimalista, poco eroica o impegnata, ma certo più serena. Non è sulla cresta dell’onda della storia del mondo, ma in una storia minore, quella del “mondo della vita”, che è ancora possibile inventarsi situazioni libere dal controllo e dunque creative. Certo, la vita quotidiana non è tutto, ma è la misura di tutto. In fondo non siamo altro che dei “dilettanti della vita”. Il 2025 sarà l’anno di Trump o l’anno di Putin, o l’anno di tutti e due? Ma, scusate, è proprio questo che ci cambia la vita? Buon anno, comunque sia.
Paolo Becchi, 6 gennaio 2025
Nicolaporro.it è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati (gratis)