Anche il capitalismo sta diventando politicamente corretto. Non c’è grande battaglia progressista, dalla diversity alla sostenibilità, che non sia in cima all’agenda delle aziende, soprattutto quelle di maggiori dimensioni. Carl Rodhes ne ha scritto un libro intitolato proprio Capitalismo Woke (Fazi). Diciamolo subito, il professore australiano non fa parte dei nostri: non è certo un liberale. Potremmo definirlo, con le vecchie etichette ottocentesche, un democratico. Ma la sua critica al capitalismo corretto è molto interessante.
Per Rhodes non esistono solo due opzioni contrapposte: da una parte i progressisti convinti dell’impegno politico e sociale delle grandi corporation e dall’altro i conservatori, ma sarebbe meglio dire i liberisti, convinti che politica ed economia siano due mondi che non si debbano intersecare. Il professore è però sicuro «che ci siano pratiche del capitalismo woke che oltraggiano la democrazia e che devono essere sostituite da un rinvigorimento dello spirito democratico». Individua così il problema ma non accetta la visione liberale espressa in altra epoca storica dalla scuola di Chicago.
Friedman aveva individuato il rischio che le imprese si occupassero di affari di cui non fossero competenti: «La responsabilità sociale delle imprese è quella di aumentare i propri profitti». Ovviamente nel rispetto delle leggi. Questa interpretazione non soddisfa Rhodes. Semplificando lo studioso infatti ritiene: «Il fatto che le imprese diventino woke sia piuttosto il mezzo con cui estendere il potere e la portata del capitalismo in modi estremamente problematici». La questione dunque non è tanto l’indebolimento delle imprese che praticano queste politiche, ma al contrario il loro rafforzamento ai danni della politica e della democrazia. Rhodes non si preoccupa, come facevano i Chicago boys, della solidità del mercato e del suo corretto funzionamento, ma dell’esorbitare delle aziende private in questioni che dovrebbero essere appannaggio delle scelte democratiche.
Il capitalismo woke dunque deve essere contrastato non per i suoi obiettivi, aggiunge Rhodes, che sono desiderabili, quanto per la minaccia che pone alla democrazia. «Esso fa sì che gli interessi politici pubblici vengano sempre più dominati dagli interessi privati del capitale globale… i problemi per la democrazia sorgono nel momento in cui il peso considerevole delle risorse aziendali viene mobilitato per capitalizzare la moralità pubblica». Si tratta di una denuncia fortissima e argomentata con molti casi specifici, che viene però preso da un lato non considerato dai liberali e anche per questo interessante.
Nicola Porro, Il Giornale 17 settembre 2023