La maggioranza assoluta nel parlamento europeo è di 353 seggi, per avere una maggioranza stabile si dovrebbe arrivare almeno 375/380. Dopodiché gli eurodeputati dovrebbero fare il proprio mestiere, molto ben retribuito, essere presenti a tutte le votazioni e – seguendo le indicazioni del proprio gruppo – portare avanti, almeno sui grandi temi, una linea compatta con la coalizione di maggioranza.
Allora facciamo due conti: per costruire una maggioranza di centrodestra: PPE (188 seggi), ECR (78 seggi), Renew (77 seggi); arriviamo quindi a 343 seggi e non sono sufficienti. Mancherebbero circa 35/40 europarlamentari per avere una maggioranza stabile di centrodestra e far saltare il Green deal o almeno gli stolti estremismi in esso contenuti come ad esempio non distinguere tra la giusta lotta all’inquinamento e la stolta guerra persa alla “mitigazione del clima” oltre e ridurre in linea generale l’interventismo dell’Ue. E allora perché non si forma questa maggioranza? La risposta non è aritmetica ma politica.
Il PPE fino ad oggi ha mostrato di essere una melassa centrista spostata a sinistra, parlano bene in patria e razzolano male in Europa, basti vedere i voti di astensione e anche favore che ci sono stati perfino nelle politiche cosiddette “green”, nonostante i roboanti comizi in dissenso; poi ci sono i famosi “liberali” di Renew, altroché liberali sono invece un partito di progressisti di sinistra. Entrambe queste forze politiche sono dirigiste, sostenitrici e a volte ispiratrici in larga parte di tutte le politiche costruttiviste che si sono stratificate nel Parlamento europeo, facendo diventare l’Ue un infernale superstato centralista e socialista, ben diverso da come lo avevano immaginato i padri ispiratori delle istituzioni europee.
La prova evidente della loro collocazione nell’area del centrosinistra è che il PPE e Renew Europe si fanno problemi a costruire una maggioranza con ECR. Li considerano degli estremisti. Come mai non si sono fatti alcun problema a coabitare con i veri estremisti del nostro tempo che sono i Verdi ed i Socialisti e lo loro ottuse e liberticide politiche volte a “mitigare il clima” e a invadere ogni ambito della vita di imprese, lavoratori e contribuenti europei? In Europa manca una forza politica liberale e liberista “tout court” che lavori per “meno Europa” “meno regole”, “meno follie green”.
Abbiamo questa melassa centrista, il PPE, a trazione tedesca, che guarda a sinistra e i liberal di Macron e ad entrambi piace e conviene stare dalla parte dei socialisti, perché a destra ci sarebbero gli estremisti, e cioè partiti che invocano meno Europa e che manderebbero in soffitta gli eco-estremismi, quindi tutt’altro che estremisti sui punti cardine delle politiche europee. In questo quadro non sorprende che la Von der Layen abbia teso la mano perfino a LEFT, cioè alla sinistra, sinistra radicale e ai partiti comunisti provenienti dai diversi paesi membri. E allora se tutto va bene dovremmo accontentarci di una maggioranza di centrosinistra senza i verdi a guida Von der Layen. Se tutto va bene…
In questo quadro c’è tuttavia una speranza per chi vorrebbe un cambiamento delle politiche europee, che salti la rielezione della Von der Layen. Questa che sembra ad oggi un’ipotesi molto bizzarra potrebbe diventare concreta, anche per via della modalità voto segreto attraverso la quale si elegge il presidente della Commissione.
Il nostro auspicio è che al suo posto avanzi una leadership del PPE disponibile a formare una maggioranza di centrodestra con ECR e magari con un accordo i patrioti di Orban o almeno con una parte.
Uno come Antonio Tajani ad esempio, che qui a casa nostra, con FI, governa con una maggioranza di questo tipo, senza alcun problema e da molti anni, non si capisce per quale motivo politico non dovrebbe farlo nel palazzo Barlaymont a Bruxelles, del resto il ministro degli Esteri italiano ha più volte auspicato una maggioranza politica diversa e l’avversione agli estremismi contenuti nel Green deal, posizioni largamente condivise nel PPE. Posizioni che potrebbero renderlo gradito anche al gruppo dei Patrioti di Orban che con i suoi 83 seggi potrebbe stabilizzare la maggioranza di centro destra in Europa.
Ma per cambiare ci vuole coerenza e coraggio, purtroppo dal governo italiano si vede solo una sotterranea trattativa a ribasso per avere una vicepresidenza. Il pragmatismo in politica non è sempre un bene, ma semmai un freno al cambiamento. In Europa c’è bisogno di una rivoluzione sia sulla linea generale del troppo interventismo, sia in particolare sulla radicale revisione delle politiche ambientali che dovrebbero, a mero titolo di esempio, avere al primo posto la ricerca sul nucleare e non l’impossibile e poco “ambientale” conversione all’elettrico delle automobili private. Staremo a vedere cosa succede domani, i numeri per cambiare in Europa ci sono, serve la volontà politica di farlo, in primis del PPE.
Andrea Bernaudo, 17 luglio 2024
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