Potete chiamarla un po’ come volete: maternità surrogata, gestazione per altri, gestazione d’appoggio. Come volete. Il punto è che l’utero in affitto resta una pratica orribile: forse non peggio della pedofilia, come oggi sostengono esponenti di Fratelli d’Italia, ma poco ci manca.
Per capirlo non c’è bisogno di fare voli pindarici. Partiamo dalla base: per procreare un bambino servono un uomo e una donna banalmente perché allo scopo sono necessari un ovulo e uno spermatozoo. Il seme feconda l’ovulo e poi il resto lo sapete. Il nascituro è unico e irripetibile, anche nel caso dei gemelli più simili, perché il nuovo individuo prende metà patrimonio genetico dal padre biologico (chi dona il seme) e metà dalla madre (che ci mette l’ovulo). La facciamo semplice semplice. Così parlò la natura.
L’utero in affitto
Poi l’intelligenza umana ha scoperto che con la fecondazione artificiale si poteva procedere a “creare” vita anche in provetta. Ne esistono di due tipi: omologa, dunque i gameti sono quelli di babbo e mamma; oppure eterologa, e qui le cose si complicano. Se l’uomo è sterile, serve lo spermatozoo di un donatore che del nascituro è padre biologico anche se alla fine verrà cresciuto da un altro padre che ha pagato per averlo. Se invece è la donna a non poter procreare, le cose si ingarbugliano ancora di più: può servire “solo” l’ovulo di una donatrice oppure anche un utero dove far crescere il bimbo. In questo caso il tutto si mescola ulteriormente, visto che la “donna A” ci mette l’ovulo, la “donna B” l’utero e la “donna C” i soldi per l’intero ambaradan. Soldi che spesso finiscono all’incubatrice umana, ovvero la poveraccia che per danaro passa nove mesi con un esserino in grembo, lo mette al mondo tra le doglie del parto nonostante non abbia il suo patrimonio genetico (capite la follia) e poi lo “consegna” tipo pacco ai “genitori” (capite la seconda follia). Di “normale” qui c’è davvero poco. E di amore neppure. È solo un gran casino.
Sia chiaro: non si tratta di una guerra contro le “famiglie arcobaleno”. L’utero in affitto, sia in caso di pagamento della prestazione che di “gestazione volontaria”, è un obbrobrio perché trasforma la procreazione in un mercato delle vacche. Vale sia per le coppie eterosessuali (la maggioranza dei casi) che per quelle gay o per i single.
Le coppie Lgbt
Perché allora se ne parla tanto in merito ai diritti Lgbt? Semplice. Perché nel caso di una coppia gay, oppure di un uomo single, è “sicuro” che di mezzo ci sia almeno una donna che affitta l’utero e un’altra che dona l’ovulo. Altrimenti sarebbe impossibile la nascita. E poiché anche per la Corte Costituzionale la maternità surrogata “offende in modo intollerabile la dignità della donna e mina nel profondo le relazioni umane”, ecco che riconoscere in automatico il rapporto di genitorialità di coppie arcobaleno andate all’estero a generare pargoli sarebbe un inaccettabile via libera ad una pratica oggi illegale in Italia. In fondo la natura non si può cambiare: nel caso della famosa coppia gay, il papà è uno solo, quello biologico, l’altro al massimo può essere un “genitore intenzionale”. Per lui, che a quel grumo di cellule non ha fornito alcun patrimonio genetico, è prevista la possibilità di far ricorso alla “adozione in casi speciali” al Tribunale dei minori.
Ed eccoci al punto politico. Il Pd di Elly Schlein è tornato a intestarsi una battaglia che più volte in parlamento l’ha visto sconfitto. Non basta portare 10mila persone in piazza a Milano per averla vinta. Fratelli d’Italia propone di rendere il ricorso all’utero in affitto un “reato universale”, impedendo dunque non solo tale pratica in Italia, ma punendo anche chi decide di ricorrervi in un altro Stato. Il Pd della neo segretario, al contrario, va nella direzione opposta, chiedendo di concedere alle coppie omosessuali la trascrizione automatica dei pargoli nati con gestazione per altri all’estero, di fatto approvando i principi ispiratori dell’utero in affitto. Siamo sicuri, cara Elly, che inseguire Alessandro Zan e Monica Cirinnà sia il modo migliore per tornare al potere? I cattolici del Pd saranno pure “adulti”, come si suol dire. Ma non scemi.
Giuseppe De Lorenzo, 20 marzo 2023