Comprendo perfettamente il sentimento di frustrazione espresso su queste pagine da Paolo Becchi, mentre intona il de profundis nei riguardi del Movimento 5 Stelle. In questo senso esprimo a lui e a tutti coloro i quali hanno creduto alla mirabolante trasformazione della società promessa dai grillini, sulla quale questi ultimi raggiunsero un consenso bulgaro nelle elezioni del 2018, tutta la mia solidarietà.
Tuttavia, non sono assolutamente d’accordo quando il nostro sostiene che Giuseppe Conte e il suo cerchio magico non sarebbero degni “di ciò che è stato il M5S”, a suo dire, “un brevissimo raggio di luce nel regno delle tenebre.” Non me ne voglia l’illustre filosofo e opinionista, ma personalmente leggo nelle sue parole quella classica “sindrome” intellettuale da rivoluzione tradita. Quella stessa sindrome, tanto per fare un esempio di qualche decennio addietro, che fece dire ad un personaggio di una molto ben fatta serie televisiva della Rai, trasmessa nell’autunno del 1974, “Sotto il placido Don”, che la pessima applicazione dei dettami del comunismo non ne intaccava il suo assoluto valore ideale.
Erano gli anni in cui sembrava che l’avanzata delle sinistre italiane fosse inarrestabile, e la confusa utopia che sosteneva la loro famosa spinta propulsiva faceva credere a milioni di individui che il “cambiamento” fosse dietro l’angolo. Un cambiamento simile a quello vagheggiato dai grillini in cui, per dirlo in estrema sintesi, l’idea di fondo si basava sulla sostituzione in blocco della vecchia classe politica, che si presumeva corrotta e incapace, con una schiatta di integerrimi sacerdoti del bene comune la cui specchiata onestà li avrebbe messi nella condizione di risolvere qualunque problema, trasformando il Paese in un giardino fiorito.
Da questo punto di vista, possiamo dire che i grillini hanno rappresentato in qualche modo l’evoluzione di quella sorta di partito degli onesti che per decenni ha costituito il principale cavallo di battaglia del Partito comunista italiano. Una evoluzione apparentemente più radicale, sostenuta da alcuni aspetti organizzativi – su tutti il limite delle due legislature – che avrebbero dovuto convincere la cittadinanza circa la bontà del loro progetto di cambiamento. Ma dato che le inclinazioni naturali delle persone confliggono spesso e volentieri con i desiderata dei progetti politici fondati esclusivamente su ideali altruistici, gli stessi progetti utopistici sono destinati inesorabilmente a fallire.
In altri termini, il partito degli onesti in salsa pentastellata non ha perso il suo appeal presso buona parte del suo elettorato perché avrebbe tradito la primigenia ispirazione di una purezza autocertificata. Il M5S ha gradualmente perso la sua credibilità perché i suoi stessi fideistici presupposti erano illusori, così come illusoria si è rivelata l’utopia, ancora in piedi da qualche parte del mondo, del comunismo.
D’altro canto, che i grillini non fossero diversi dagli altri esseri umani che vivono di politica e per la politica si ebbe a suo tempo con l’ex presidente della Camera, Roberto Fico, che il primo giorno del suo mandato si recò a Montecitorio in autobus, sebbene nella precedente legislatura si fosse fatto rimborsare dal contribuente italiano ben 15mila euro di spese per il taxi. Per non parlare della lunga diatriba interna legata alle tante inadempienze degli eletti in merito alla quota del ricco stipendio che avrebbero dovuto versare al movimento.
Tutte cose assolutamente comprensibili in un mondo normale, in cui anche i politici, come qualunque altro essere umano, tenderanno sempre a mettere al primo posto i propri, legittimi interessi personali. Gli stessi interessi che hanno indotto il garante supremo, alias Beppe Grillo, di costruire un fruttuoso circo itinerante con cui raccontare favole ai tanti creduloni in servizio attivo permanente, intascando per soprammercato la “modica” cifra di 300mila euro direttamente dal M5S.
Quindi, in definitiva la inevitabile rottura tra Grillo e Conte era già scritta da tempo. Dal punto di vista del cosiddetto avvocato del popolo, prendendo atto che il M5S delle origini oramai esiste solo nella fantasia del comico genovese, si tratta solo di salvare il salvabile, distanziandosi il più possibile da un personaggio che, evidentemente, per lui rappresenta da tempo solo una ingombrante zavorra. In tutti i casi sarà quasi impossibile fermare il declino politico di un partito che, dal punto di vista di un liberale, ha creato solo danni al Paese.
Claudio Romiti, 25 agosto 2024