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Ma alla Meloni cosa frega degli speculatori?

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Nei nostri modesti scritti cerchiamo di mostrare, prima delle opinioni di cui tutti sono sempre generosi, dei fatti che siano sfuggiti all’attenzione o, per motivi vari, offuscati o taciuti. In questo modo speriamo di offrire al lettore alcune informazioni diverse dalle solite.

L’inflazione in Italia è ora la più alta del mondo occidentale e anche del mondo industriale ed è il doppio che in Francia e Spagna. Da noi le ultime stime sono tra 11 e 12%,  in Spagna è il 5,6% e in Francia appena sopra il 6%. Abbiamo persino raggiunto la Russia che a causa delle sanzioni per approvvigionarsi dall’estero deve pagare ora di più perché turchi, indiani i cinesi le trovano i beni, ma ovviamente ne approfittano un poco.

Come mai in Spagna e Francia è la metà? Perché il governo ha adottato misure amministrative, controlli e regolazioni, ad esempio l’elettricità prodotta con solare, vento, idroelettrico o biomasse non aveva ragione di aumentare di dieci volte perché il gas aumentava. In Spagna il governo è intervenuto e da noi no. Anche in Germania hanno calmierato i prezzi di gas ed elettricità, a costo di far fallire e poi salvare Edf e Juniper da cui dipendono le bollette. Tutti hanno ridotto le imposte indirette e dato sussidi più che da noi dove si è più che altro parlato e dal 1° gennaio la benzina aumenta perché decade un taglio di accise di Draghi.

  • Avendo quindi l’inflazione più alta e i salari fermi si sta riducendo del 10% circa il potere d’acquisto dei lavoratori dipendenti. In Usa, Uk o Germania i redditi da lavoro aumentano intorno al 5%, ma non in Italia. Lo senti menzionare che altrove anche in Europa e non solo in USA ci sono aumenti salariali? Le Banche Centrali e anche la Bce per questo motivo aumentano i tassi e azzerano gli acquisti di titoli per frenare l’economia ed evitare appunto l’inflazione da salari. Ma in Italia non c’è niente da frenare e la gente a stipendio perde un 10% secco. Cosa si fa per compensare? Si riduce il deficit rispetto a Draghi per cui si è costretti a rimangiarsi le misure precedenti su accise e carovita. Questo però è necessario, come leggi nei commenti di economia, per “rassicurare i mercati”, che si traduce in italiano come: preoccuparsi se il BTP sui mercati scende di prezzo.
  • Per una famiglia è meglio che il prezzo scenda, per gli speculatori che salga. Una famiglia i BTP li tiene fino alla scadenza e cosa le importano queste oscillazioni che ci sono da 40 anni e non hanno mai impedito allo Stato di rimborsare alla scadenza un solo BTP?  Ma niente da fare, continua anche oggi in TV e sui giornali questa finzione dello “spread”, a causa della quale si deve fare austerità qualunque governo venga eletto. Lo “spread” riflette solo ed unicamente il prezzo del BTP che oscilla sui mercati (se il prezzo scende, il rendimento richiesto nelle aste aumenta). Questo però è un problema SOLO dei fondi e banche, che comprano per rivendere ad un prezzo più alto. Per una famiglia invece se il prezzo del BTP scende è meglio, perché ottiene ora un 4% e invece un anno fa era un 1,5%. Questo lo capiscono anche i ragazzi delle superiori. Ma per chi voglia una discussione più dettagliata, vedi il nostro articolo precedenteDraghi, Bankitalia e il sistema perverso che sta impoverendo l’Italia”. Che cosa allora gliene può fregare (scusate il tono) al governo italiano che gli investitori istituzionali guadagnino rivendendo di continuo i BTP comprati? È evidente che le famiglie preferiscono un prezzo del BTP più basso. Sono gli speculatori che hanno comprato l’anno scorso e ora stanno perdendo un 20% o 30% che vogliono che il governo aiuti a farlo risalire.
  • Se il governo paga un 4% invece che ad esempio un 2% sui Btp che emetterà avrà poi meno soldi? Oggi il 75% dei BTP sono posseduti da Bankitalia, Banche italiane e fondi, assicurazioni e pensioni italiani per cui questi interessi si riciclano in qualche modo nell’economia. Inoltre, le famiglie hanno 5 mila mld investiti o in conti correnti (1.700 mld). Se al governo servono 100 miliardi in più, è sufficiente che offra un conto presso il Tesoro che paga un 4% come un BTP (ma non oscilla di valore sui mercati come i BTP e non ci si specula sopra come sui BTP). Se lo facesse, agendo in pratica come una banca, attirerebbe tutti i soldi che vuole per finanziarsi. Questa soluzione, avanzata dall’ economista americano John Cochrane, è stata descritta anche in altri articoli: Per fare deficit non ci sono i soldi? Falso.

Sono venti anni che si agita l’allarme dello “spread”, grazie al quale si impongono salassi ai contribuenti, che si ritrovano a pagare poi più tasse (austerità), e anche ai risparmiatori. Sì perché questi ultimi sono stati spinti a mettere i soldi in fondi e “risparmio gestito” che costano il 2% annuo e però quest’anno hanno perso un buon 20% secco di media. 

Come abbiamo descritto in altri articoli e come si può trovare facendo una piccola ricerca, lo Stato potrebbe fornire un servizio migliore di quelli che danno nel mondo finanziario tramite semplici conti correnti al Tesoro che pagano come i titoli di stato sul mercato. Ma a differenza di questi non oscillano di valore, come i conti correnti o di risparmio ovviamente non oscillano di valore se ci metti ad esempio 50mila euro. In questo modo, il governo può finanziare i deficit necessari al sostegno all’economia, come fanno negli altri paesi. E senza aver bisogno del Mes o sperare nella Bce.

Qual è il difetto di questa soluzione? Perché non se ne parla? Come sempre accade al mondo, è una questione di interessi. L’unico difetto è che taglia fuori i fondi e banche, estere e italiane, che vogliono speculare sulle oscillazioni di mercato dei BTP e accaparrarseli perché hanno sempre pagato ottime cedole (dagli anni ‘90 hanno pagato oltre 2.700 miliardi).

Purtroppo, in Occidente (non in Giappone o Cina) è il mondo finanziario che detta legge sui grandi mass media e i politici leggono che “lo Stato è come una famiglia” e deve per forza indebitarsi “con il mercato” con gli “investitori internazionali” che hanno i soldi. La realtà è che in Italia ci sono 5mila mld di liquidità o investimenti delle famiglie e una frazione di questi soldi può essere prestata al Tesoro senza passare attraverso il mercato finanziario, salvaguardando i risparmi degli italiani e al tempo stesso facendo crescere l’economia.  

Paolo Becchi e Giovanni Zibordi, 5 gennaio 2023