Piccolo riassunto dei temi sul tavolo al G7 al via da oggi a Borgo Egnazia, in Puglia: guerra in Ucraina, guerra in Palestina, immigrazione clandestina, carestie, cambiamento climatico, sviluppo, utilizzo degli asset russi per la ricostruzione di Kiev, aiuti da 50 miliardi a Zelensky, missili, Patriot, istruttori Nato, al netto del pacifismo giapponese. E ancora: le tensioni nell’Indo-Pacifico, l’avanzata della Cina, i dazi all’elettrico dell’Unione Europea, la composizione della prossima Commissione Ue, il Piano Mattei per l’Africa, la lotta ai trafficanti di esseri umani, gli investimenti nel Continente nero, la tassa minima globale sulle multinazionali, i 10 bilaterali del Papa, l’appello di Erdogan per Gaza e l’intelligenza artificiale a misura di uomo.
Potrei anche aver dimenticato qualche scottante dossier. Ma di sicuro tra questi non c’è il diritto all’aborto, non essendo neppure previsto un incontro sul tema. Eppure da due giorni i media italiani non parlano d’altro che del presunto scontro sull’interruzione di gravidanza, del blitz francese per riconoscerlo nella bozza finale come diritto universale e della frenata degli sherpa italiani. Roba di terzo piano, forse anche quarto. Ma ovviamente Elly Schlein parla di “vergogna nazionale”, i titoli si sprecano, gli editoriali anche. Sullivan assicura che Biden ne parlerà con Meloni (ciao core) e tutti si scandalizzano. Ma la verità è che dell’aborto al G7, giustamente, non frega un fico secco a nessuno.
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Ne volete la prova? Nella bozza di documento finale c’è un riferimento alle conclusioni dell’ultimo G7 ad Hiroshima, anno del signore 2023, in cui ci si auspicava che i leader affrontassero la questione. La Francia avrebbe voluto fare un passo avanti, “affermando l’importanza” di “preservare e garantire” l’aborto libero per tutte e tutti. Giustamente l’Italia ha risposto picche, visto che il governo – democraticamente eletto – non intende affatto “promuovere” l’interruzione di gravidanza. Risultato finale: ribadiranno l’impegno preso a Hiroshima, come confermato dalla Casa Bianca. Tutto bene quel che finisce bene? Non è questo il punto: quel documento sull’aborto i grandi del mondo l’hanno già firmato, un anno fa, e secondo voi è cambiato qualcosa? No. Perché sono dichiarazioni che lasciano il tempo che trovano: chiuso il summit, su certi temi – lasciati saggiamente generici – ognuno fa un po’ come gli pare. Nella tre giorni di Borgo Egnazia le decisioni, quelle vere, vengono prese durante i bilaterali, nelle riunioni a porte chiuse, nei vertici “formato G7”. Il documento finale è utile, fa fico, ma qualsiasi cosa scrivano sull’aborto sarà tutt’altro che decisivo.
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