Ebbene sì, non c’è nulla da fare: i vecchi comunisti rimangono sempre e comunque comunisti. Lo abbiamo visto in passato, col tentativo di molti politici di trasmigrare dal vecchio Pc al nuovo Pd e farsi una nuova vita (anche se il mindset rimaneva sempre lo stesso), ne abbiamo avuto l’ennesima conferma con la vicenda Cospito. La sinistra istituzionale, universitaria, culturale rimane ancora al mito sessantottino.
L’ultimo caso lampante lo abbiamo avuto lo scorso lunedì sera, quando a Quarta Repubblica, la trasmissione televisiva condotta dal direttore di questa testata, Nicola Porro, il giornalista Daniele Capezzone si è confrontato con il professor Angelo D’Orsi. Sulla vicenda Cospito, l’ex parlamentare ha confessato di aver avuto l’idea di come certa sinistra abbia voluto “presentare l’anarchico come fosse Gandhi“. Insomma, ci sarebbe un enorme doppiopesismo politico, che non avrebbe trovato stessa applicazione se, per esempio, ci fosse stato un terrorista di estrema destra al regime del 41-bis.
Per approfondire:
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Un doppiopesismo non solo culturale, ma che molte volte si è tradotto in minaccia, intimidazione e violenza. Nel corso della trasmissione, Capezzone ha dato lettura di un messaggio inviatogli da un universitario di 20 anni, appartenente ad associazioni vicine a FdI e che fanno militanza politica all’Università La Sapienza. Il contenuto è gelante: “Ho avuto già troppi problemi e i mie cari non stanno tranquilli. Vorrei concludere gli studi presto e senza correre rischi“. Subito arriva la risposta del professore: “Ora i fascisti sono le vittime”, alludendo al fatto che un giovane impegnato a destra sia automaticamente fascista. E ancora: “Stiamo facendo un rovesciamento”.
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A quel punto, Capezzone sbotta: “Ah, rovesciamento? Ma come rovesciamento professore? Ma costa sta dicendo!”.