Economia

Ma il vero problema dell’Occidente non sono i dazi di Trump

La mossa di The Donald è illogica e danneggerà tutti. Ma il dramma europeo è un altro. Ed è letale

Trump dazi © urbazon, grandriver e peshkov tramite Canva.com
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In estrema sintesi, si potrebbe dire che la scelta di Trump, folle per un liberale, di utilizzare lo strumento dei dazi per sanare alcuni oggettivi squilibri interni, tra cui l’eccessivo disavanzo commerciale e l’altrettanto eccessivo indebitamento statale (indebitamento considerato già insostenibile da Elon Musk), rappresenta la classica risposta sbagliata ad un problema reale.

Ora, dato che attualmente la spesa militare rappresenta ben il 15% della colossale spesa statale (oltre 6.000 miliardi di dollari), una risposta giusta, in realtà, il Tycoon l’aveva data annunciando un certo disimpegno sul piano globale e di conseguenza, costringendo l’Europa ad occuparsi direttamente della propria sicurezza.

Mossa che è poi scaturita nel piano di riarmo annunciato da Ursula von der Leyen.

Tuttavia, probabilmente a caccia di un risultato spendibile sul piano del consenso, soprattutto dopo che la sua mediazione sui fronti di guerra in cui si era impegnato mettendoci la faccia – quello russo-ucraino e quello mediorientale – si è impantanata, Trump ha deciso di fare la voce grossa, imponendo una tassa – perché di questo si tratta – su una valanga di beni importati. Una tassa che, non bisogna essere un premio Nobel all’economia per comprenderlo, in primis si ritorcerà contro il sistema economico statunitense, creando i presupposti per una ulteriore crescita dell’inflazione, ma soprattutto, data l’estrema importanza del mercato americano, determinerà tutta una serie di preoccupanti effetti recessivi a livello globale a causa dei quali tutti i sistemi economici – facenti parte di una economia sempre più integrata – avranno da perdere.

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In realtà, al fondo di questo guazzabuglio di confusi interessi economici che tutti, Europa del soviet della regolamentazione compresa, sostengono a chiacchiere di voler tutelare c’è un colossale convitato di pietra che, occorre sottolineare, in Occidente solo l’attuale inquilino della Casa Bianca ha più volte stigmatizzato con enfasi, sia in campagna elettorale e sia nel ruolo di capo supremo: l’eccesso di spesa pubblica.

In tal senso, per dirla in parole povere, la tanto bistrattata globalizzazione, se da un lato ha consentito ad una moltitudine di individui di uscire dalla povertà assoluta, aumentando a dismisura il benessere dei cittadini del Vecchio mondo, dall’altro lato ha accresciuto notevolmente le quantità di risorse fiscali e, quindi, di spesa dei singoli governi.

Ebbene, sotto questo profilo i dazi di Trump, seppur nella loro miopia economica, mettono ancora più a nudo le difficoltà dei nostri sistemi economici, chiamati a finanziare attraverso una fiscalità sempre più oppressiva il citato eccesso di spesa pubblica, che rischiano seriamente di precipitare nell’inferno del sottosviluppo. In questo senso, malgrado per qualunque forza politica in caccia di voti ciò rappresenti un tabù, non credo che esista alternativa ad una costante, seppur graduale, riduzione della quantità di risorse controllate e spese dai singoli Stati.

Claudio Romiti, 6 aprile 2025

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