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Ma la vera sfida dell’Occidente è con la Cina

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Nell’escalation in Iran e Medio Oriente, ci sono due grandi attori che, sebbene abbiano condannato l’uccisione di Soleimani e rilasciato dichiarazioni di circostanza, mantengono una posizione guardinga in attesa di osservare l’evolversi degli eventi, si tratta della Russia e della Cina. A fine dicembre le marine delle due superpotenze hanno organizzato un’esercitazione congiunta insieme alla forza navale iraniana con l’intento di creare un blocco militare in chiave antiamericana. Se le modalità di agire in politica estera da parte di Putin sono note essendo emerse negli ultimi anni in occasione delle crisi in Crimea e Donbass, la politica estera cinese rimane ai più sconosciuta e non sempre facilmente decifrabile.

Così come non si può capire la Russia contemporanea senza conoscere Putin, allo stesso modo è impossibile provare ad orientarsi nella politica estera del dragone senza studiare il profilo di Xi Jinping. Chi ci aiuta ad approfondire la figura del presidente cinese, è Gennaro Sangiuliano, una delle principali voci del giornalismo italiano contemporaneo, dopo una lunga carriera nel mondo della carta stampata, oggi è direttore del Tg2, un ruolo che non gli impedisce di continuare la propria attività di biografo dei più importanti leader mondiali. Dopo aver scritto le biografie di Putin, Hillary Clinton e Trump, ora si dedica al presidente cinese che definisce “Il nuovo Mao” nel libro pubblicato da Mondadori. Da buon conservatore, riprendendo la lezione montanelliana che coniuga rigore storico e nelle fonti a uno stile divulgativo, Sangiuliano (autore peraltro di una straordinaria biografia di Giuseppe Prezzolini) ripercorre dagli albori l’ascesa di Xi Jinping e i punti in comune tra l’attuale presidente e il dittatore comunista Mao.

Emerge così la strategia in politica estera dell’uomo che ha cancellato il limite costituzionale dei due mandati per la leadership diventando de facto presidente a vita, così come il suo connazionale Mao. La strategia di politica estera della Cina negli ultimi anni si è sviluppata con un passaggio dal soft power, per meglio penetrare nelle nazioni straniere, a un hard power improntato sull’economia e in prospettiva in ambito militare come già avvenuto in ampie aree del mondo, dall’Africa ai Balcani: “quando si era affacciata al mercato globale, la Cina aveva cercato di diffondere un suo rassicurante soft power, fatto di cibo, ristoranti, colori, cultural […] ora, si è scelto un altro messaggio, quello della superpotenza tecnologica e militare”.

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