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Ma non è Calenda a decidere se va “cancellato” il M5S

L’affondo del leader di Azione contro il Movimento di Conte. Grillini imbarazzanti, ma sono gli elettori a decidere

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Aridaje Carlè. Ma nun è che niente niente, a forza de combatte co’ populisti e illiberali, me diventi pure tu populista e illiberale? Beh, provocazioni a parte, a giudicare dalle ultime “sparate calendiane” il rischio che il “democraticissimo” fondatore di Azione stia, un passo alla volta, imboccando la via dell’illiberalismo della peggio specie è serio e concreto.

Per averne la riprova, è sufficiente prendere in esame due tra le più recenti uscite del leader centrista. Dapprima, la proposta di uno “scudo democratico” per contrastare preventivamente possibili ingerenze straniere nei media, da applicarsi attaverso un capillare controllo dell’informazione ad opera di un ristretto gruppo di esperti estratti a sorte. In sostanza, una sorta di nuovo Tribunale dell’Inquisizione rispolverato a lucido, per stabilire, di volta in volta, cosa ricondurre a “informazione” e cosa invece ridurre a becera “disinformazione”. Successivamente, l’altro giorno, a margine dell’ultimo congresso di Azione, il buon Carletto si è spinto addirittura oltre, teorizzando la definitiva cancellazione dalla scena politica del Movimento Cinque Stelle, in quanto insormontabile ostacolo per il decollo dell’alleanza elettorale di campo largo.

Ora, premessa doverosa: chi scrive è culturalmente lontano anni luce dalla galassia pentastellata, e, di più, ritiene l’esperienza governativa grillina la peggiore in assoluto che la storia repubblicana abbia mai partorito. Tuttavia, difficilmente si può prescindere dall’osservare quanto le bordate di Calenda all’indirizzo dei pentastellati risultino un tantino antidemocratiche.

A prescindere dalla fastidiosissima retorica dei pentastellati, dall’imbarazzante trasformismo del loro presidente, della pochezza della loro classe dirigente e dagli innumerevoli disastri commessi nella precedente Legislatura nelle varie parentesi al governo del Paese, c’è un fatto che non può e non deve essere ignorato: lo scioglimento o la cancellazione di una forza politica, qualunque essa sia, è un processo esclusivamente appannaggio degli elettori. In una democrazia compiuta, infatti, è solo e soltanto il popolo a dover stabilire se un partito o un movimento sia meritevole di continuare ad esistere o meno, e non certo un leader politico con programmi ed idee differenti. Soprattutto se, come in questo caso, il leader in questione è solito identificarsi ad ogni occasione utile come “moderato”, “liberale”, “democratico”.

Salvatore Di Bartolo, 31 marzo 2025

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