Filippo Turetta, il giovane accusato della morte di Giulia Cecchettin, è in carcere in Germania. Ma non vi resterà per molto. Domani mattina verrà prelevato dalle autorità italiane e riportato nel Belpaese per essere rinchiuso nel carcere di Venezia in attesa dell’interrogatorio di garanzia (non prima di lunedì). I giudici tedeschi hanno disposto l’estradizione, a cui peraltro Turetta non si è opposto, dunque il tutto si risolverà in pochi giorni. A prelevarlo però non sarà un “cellulare” della polizia giudiziaria o un furgone dei carabinieri, né verrà rimpatriato su un volo di linea scortato dagli agenti come si era ipotizzato. Domattina alle 8 da Roma spiccherà il volo un aereo militare che atterrerà a Francoforte alle 10 per permettere a Turetta, scortato, di fare rientro a Venezia. L’arrivo è atteso alle 12.30: qui gli verrà notificata l’ordinanza di custodia cautelare disposta dal giudice e verrà portato nel carcere di Santa Maria Maggiore.
La domanda sorge spontanea: ma perché l’Italia dovrebbe “scomodare” un aereo dell’aeronautica per andare a prelevare Turetta invece di caricarlo su un furgone? Non parliamo di un terrorista o di una figura “politica” che potrebbe muovere seguaci di alcun tipo. Al netto del clamore mediatico, è e rimane un presunto omicida (reo confesso, se confermerà quanto detto alla polizia tedesca). Non si poteva inviare un banale “cellulare” a prelevarlo?
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Secondo il Messaggero, Turetta verrà trattato come Cesare Battisti o come il padre di Saman Abbas, estradato dal Pakistan benché quelle siano state delle “estradizioni” negoziate dai governi, mentre in questo caso si tratta di una banale consegna tra autorità giudiziaria e autorità giudiziaria. Il “volo di Stato” è stato disposto dalla centrale della polizia criminale che fa capo al ministero dell’Interno. Secondo il quotidiano romano, “il cambio di volo è stato deciso per una questione di opportunità. Troppe le incognite, sul piano dell’ordine pubblico, connesse alla presenza di altri passeggeri a bordo, nel caso di un volo commerciale. Visto il clamore suscitato dalla vicenda, il volto di Turetta è ormai conosciuto a tutti, tanto che soprattutto sui social è diventato il bersaglio di commenti offensivi e minatori”. Insomma: il timore è che qualcuno possa linciarlo. Ma non si poteva, banalmente, decidere di scortarlo con un paio di agenti in più?
Al suo arrivo, Turetta verrà è sorvegliato a vista nel carcere italiano, non tanto per il tipo di reato di cui è accusato, ma per “l’interesse mediatico e i propositi suicidiari già manifestati”. Intanto proseguono le indagini. Il 21enne avrebbe acquistato online del nastro adesivo compatibile con quello ritrovato vicino al luogo dove Cecchettin subì l’ultima fase dell’aggressione. Secondo La Stampa, l’acquisto sarebbe avvenuto due o tre giorni prima dell’11 novembre. Gli inquirenti stanno considerando di contestare a Turetta l’aggravante della premeditazione e il reato di occultamento di cadavere.
Un altro dettaglio rilevante è la situazione dei telefoni cellulari di Cecchettin e Turetta la sera dell’omicidio. Secondo l’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Venezia Benedetta Vitolo, il telefono di Cecchettin risulta spento “alle ore 22.45 dell’11 novembre 2023” dopo aver agganciato la cella base di Marghera. L’ultimo dato disponibile del numero Wind di Turetta, invece, è delle “alle ore 23.29” della stessa sera quando aggancia la cella della “zona industriale, IV strada, del Comune di Fossò (Venezia)” dove la ragazza è stata uccisa.