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Ma quale “atto dovuto”. Pure Di Pietro smaschera Lo Voi: “Ogni cartaccia….”

L’ex pm parla chiaro: “Non vedo rilevanza penale nel caso Almasri”. E Meloni da Porro lamenta il danno per l’Italia

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Nella diatriba sul caso Almasri e sulla conseguente indagine aperta ai danni di Giorgia Meloni e di mezzo governo della Repubblica, si inserisce anche Antonio Di Pietro che, oltre ad essere un ex procuratore ed un ex ministro, è pure il padrino politico di Luigi Li Gotti, ovvero l’avvocato ed ex parlamentare di Idv dalla cui denuncia è scaturito tutto il pandemonio. E cosa dice Di Pietro? Semplice: che per quanto sia vero che tecnicamente iscrivere nel registro degli indagati premier&co fosse un atto dovuto secondo legge costituzionale n. 1/1989, è tuttavia altrettanto vero che tutto scaturisce da un “atto voluto” del pm di ritenere quelle denunce fondate e dunque di rilevanza penale.

Chiaro?

Per dirla con Di Pietro: “Il vero quesito è a monte: le decisioni prese dalla premier e dal governo sono penalmente rilevanti o no?”. Prosegue: “La mia opinione è che si sia trattato di una decisione politicamente scorretta, ma irrilevante sul piano penale”. Quindi il procuratore Lo Voi avrebbe potuto tranquillamente cestinare quei ritagli di giornale presentati da Li Gotti, considerarli campati in aria e tanti saluti. Perché, dice Di Pietro, il pm “ha un margine di discrezionalità”: non è che “ogni cartaccia che ti arriva in procura tu la iscrivi al modello 21 delle notizie di reato: si tratta di vedere in concreto a cosa si riferisce”. Questo vuol dire che Lo Voi “ha fatto una valutazione, che si può sindacare”.

C’è pure un altro aspetto da valutare, come rivelato ieri da Nicolaporro.it. Se proprio Lo Voi riteneva obbligatorio “l’atto dovuto” dell’avviso ai ministri, avrebbe potuto, come successo con Giuseppe Conte, Roberto Speranza e gli altri nel 2020, accompagnare il tutto con una nota in cui la procura definisce “infondate” le accuse prima di girarle al Tribunale dei ministri. Lo Voi però non ha fatto né l’una né l’altra cosa, scatenando l’ira di Palazzo Chigi per il danno di immagine che ne scaturirà.

Perché ieri Giorgia Meloni, intervenendo alla Ripartenza di Nicola Porro, ha spiegato chiaramente che a farla “andare ai matti” non è tanto il doversi difendere di fronte al Tribunale ma il danno “per la Nazione” che ne deriva: lei gira per il mondo a cercare di stringere accordi miliardari per le imprese italiane, il che vuol dire Pil e posti di lavoro, ma se poi sulla prima pagina del Financial Times compare la sua faccia con sotto scritto “indagata per peculato e favoreggiamento”, il rischio è di perdere investitori. Il che danneggia l’economia, non tanto Palazzo Chigi.

Franco Lodige, 31 gennaio 2025

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