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Ma quale Carola-Antigone. Uno studente bacchetta Vecchioni - Seconda parte

Vecchioni scrive giustamente che i greci intendevano l’universo duplice, aggiungendo poi che tale duplicità si esplicava anche in un contrasto tra chi “tendeva a stringere, rinchiudersi, ammucchiare, difendersi” e chi si “apriva, usciva, indagava il diverso, accoglieva”. È opportuno però far notare che tanto Creonte quanto Antigone appartengono alla prima categoria di soggetti. Se infatti è vero che Creonte “si chiude” e non vuol sentire le ragioni della nipote, è altrettanto vero che Antigone ha una posizione estremamente dogmatica, ritiene che chi conosca l’ordinamento non possa che essere d’accordo con lei. Si rifiuta di ascoltare lo zio, al quale interessava la salvezza dello stato. Antigone è responsabile del suo destino tanto quanto Creonte. Se c’è una cosa che la tragedia vuole insegnarci è che la violenza si genera nel momento in cui si rifiuta il confronto, fossilizzandosi sulla propria posizione. Smettiamola quindi di chiamare Carola Antigone. Anzi facciamolo, ma da una diversa prospettiva. La ringrazio per la lettura e le auguro un buon fine settimana.

S.S.

P.S.: ho mosso le mie considerazioni a partire da quanto scritto da Francesco Cavalla, professore emerito di filosofia del diritto presso l’Università di Padova.

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