Macchina bellica, economia florida: la Germania si riarma

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Germania economica

Molta autorevole letteratura economica, Galbraith in testa, concorda nel ritenere che sia stata l’entrata in guerra nel 1941, più che il New Deal, a risollevare l’economia americana devastata dal crollo del 1929. Roosevelt ci mise su una toppa, ma fu la macchina bellica che ridiede vita all’industria e fece ripartire la più grande potenza economica del mondo. Ora la storia, con un’ironia che sa di tragico, sembra ripetersi.

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz, durante l’inaugurazione della più grande fabbrica di munizioni della Germania, con una capacità di circa 200mila proiettili d’artiglieria l’anno, ha invitato tutti i paesi europei a portare oltre il 2% la spesa pubblica per gli armamenti. Una spesa che la Germania conta di compiere entro l’anno. Contemporaneamente il primo ministro danese Mette Frederiksen sottolinea la necessità per l’Europa di dotarsi di una solida industria bellica. Per la difesa, s’intende. L’eco della minaccia russa ha risvegliato i timori di un allargamento del conflitto e alcuni paesi stanno agendo in via preventiva.

In Germania la macchina bellica è macchiata da un peccato originale difficilmente lavabile, tuttavia è forse attraverso un riarmo che l’economia teutonica spera di risollevarsi dalla crisi nella quale è precipitata. Ufficialmente lo si fa per non interrompere il flusso di aiuti all’Ucraina. Ufficiosamente è probabile che la manifattura industriale bellica costituisca un valido antidoto contro le follie del green e la disoccupazione che esse porteranno nel settore automobilistico e agricolo.

Mentre in Italia nascono liste politiche con nomi che sembrano letterine a Babbo Natale e il cui programma si sintetizza in “Vogliamo la pace!”, nel resto d’Europa si cerca di rispondere alla recessione tornando alla produzione industriale. Al pacifismo negletto ed inutile si contrappone l’acciaio dei proiettili da contraerea che poi, si spera, verranno mandati a Kiev o forse in Polonia, ormai il vero paese cuscinetto che separa il mondo europeo-liberale da quello slavo-ortodosso.

La ripresa della macchina bellica tedesca non può non inquietare ma come l’esempio americano insegna le guerre, specie se non combattute direttamente, possono rappresentare degli antidoti alle economie indebolite. Il pacifismo è nulla e al nulla conduce. Persino Atena, dea della sapienza, ha in testa un elmo e brandisce una lancia. Qualcosa vorrà pur dire…

Francesco Teodori, 18 febbraio 2024

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