Speciale zuppa di Porro internazionale. Grazie a un nostro amico analista che vuole mantenere l’anonimato, il commento degli articoli tratti dai giornali stranieri.
Sta riscontrando una certa e nuova attenzione un articolo apparso sul Le Monde Diplomatique di dicembre firmato da Fanny Pigraud titolato “Fin de partie pour Bolloré in Afrique?” e con un sommario in cui si scrive “Les rumeurs vont bon train s’agissant de la cession des activités africaines du groupe Bolloré en matière de transport et de logistique. Confrontée à la concurrence internationale, notamment émiratie et chinoise, enchaînant les investissements infructueux sur le continent, la multinationale accumule par ailleurs les déboires judiciaires”: Corrono le indiscrezioni sulla cessione delle attività africane di Vincent Bolloré in trasporti e logistica. Pesano la concorrenza degli Emirati e dei cinesi, e le questioni giudiziarie.
Le indiscrezioni sono diventate realtà e intanto si sviluppano le iniziative giudiziarie.
Imprese francesi che si sono trovate invischiate in affari illegali all’estero ve ne sono state molte e hanno ricevuto condanne costose. E dai diamanti di Jean_Badel Bokassa a Valéry Giscard d’Estaing fino ai finanziamenti di Mu’ammar Gheddafi a Nicolas Sarkozy, l’Africa è stata alla base anche di rilevanti scandali politici. Il sistema giudiziario francese, però, pur molto severo nelle multe, nelle richieste di riparazioni agli abusi compiuti verso altri Stati, tende a preservare gli interessi nazionali: è difficile che servizi segreti e imprese esterne alla Francia riescano a colpirne interessi strategici (dalla logistica al petrolio) passando alla magistratura supposte notizie di reato come avviene invece con altre nazioni europee. E gli investimenti del gruppo Bolloré in porti e ferrovie africane sono sicuramente strategici per una Parigi che deve contenere l’intervento di Pechino dall’Etiopia alla Nigeria, dal Congo al Burkina Faso.
Le Mode Diplomatique racconta come il compromesso (molto costoso) raggiunto a ottobre tra giustizia francese e Bolloré sia invece, questa volta, saltato. Da qui una scelta del gruppo sotto osservazione giudiziaria di vendere parte dell’impero che l’imprenditore bretone aveva costruito, in porti e ferrovie, dagli anni Ottanta.
Qualche osservatore malevolo verso Emmanuel Macron, ha suggerito sue manovre per colpire un Bolloré che giocando di sponda con l’appoggio a E’ric Zemmour, ha aperto la strada a una Valérie Pècresse molto pericolosa per l’attuale inquilino dell’Eliseo.
Che la politica in Francia non sia “un pranzo di gala” è noto. Sia George Pompidou sia François Mitterrand erano specialisti in operazioni per così dire riservate. Però se trovassero un qualche fondamento queste voci alle fine potrebbero danneggiare un Macron che proprio in Africa (con le inevitabili connessioni energetiche che colpiscono anche l’uomo comune) ha combinato parecchi pasticci.