Esteri

Macron è nel caos, ma non fa scandalo

Le consultazioni in fase di stallo: Francia senza un governo da quasi due mesi. Il presidente: “Incontrerò chiunque lavori per il paese”. I socialisti: “Nessun governo che prolunghi le sue politiche”

Emmanuel Macron © Sir 13 e Ronny Sefria tramite Canva.com

Fosse successo in Italia, avremmo già litri di inchiostro versati per criticare lo stallo di un Paese incapace di darsi un governo, una classe politica litigiosa, uno Stato che “non può permettersi ora una crisi”. Invece accade in Francia dove da quasi due mesi Emmanuel Macron tiene in ostaggio Parigi senza riuscire a dare ai francesi un esecutivo che non sia quello dimissionario.

Il punto è che si è verificato quello che in molti avevano predetto, ovvero che se dopo le elezioni legislative del 7 luglio il macronismo non era scomparso del tutto sotto i colpi del Rassemblement National (incapace di conquistare la maggioranza a causa delle “desistenze”), pensare che il centro o la sinistra avessero “vinto” era una esagerazione che avrebbe presto mostrato i suoi limiti. Che infatti si stanno puntualmente verificando: il Fonte Popolare e la coalizione centrista sono ben lontani dal trovare un accordo che convinca il Presidente ad assegnare un incarico. E così da quasi due mesi la Francia vaga senza la stabilità politica richiesta mentre nel mondo impazzano guerre, crisi economiche e conflitti geopolitici.

Ieri sera, incontrando il premier irlandese Simon Harris, Macron ha assicurato che “i lavori continuano” e che “la porta resta aperta”. Le consultazioni vanno avanti ma gli animi sono caldissimi. Dopo aver bocciato il nome proposto dal Fronte Popolare, l’alta funzionaria di Parigi Luice Castes, che non avrebbe raggiunto la stabilità politica necessaria, Emmanuel cerca un altro epilogo ad uno stallo in cui ci si è ficcato con le sue sole mani. Dopo la batosta rimediata alle Europee, e con un’Assemblea ai limiti dell’ingestibilità, il ricorso ad elezioni anticipate alla fine ha consegnato all’Eliseo una matassa ancor più ingarbugliata: nessun vincitore, tre blocchi distanti, accordi complicati.

Dopo la tregua olimpica, i nodi sono tornati al pettine. Il Nuovo Fronte Popolare rivendica il governo per sé, pur non avendone i numeri. E il più radicale dei leader della coalizione, Melenchon, non passa giorno senza lanciare bordate contro il Presidente. L’obiettivo di Macron appare chiaro: tagliare fuori dalla partita La France Insoumise, spaccare il Fronte Popolare e far convergere Verdi e Socialisti verso il centro. “La porta è aperta a coloro che vogliono lavorare per gli interessi superiori del paese”, ha spiegato. Il problema principale resta la legge sulle pensioni che il Fronte vorrebbe mandare al macero e che invece per l’attuale premier Attal resta un punto fondamentale per far quadrare i conti. Al momento infatti gli alleati di Melenchon non abboccano. “I parlamentari socialisti francesi e l’Ufficio Nazionale del Partito Socialista si sono pronunciati oggi, a stragrande maggioranza, a favore della sfiducia di qualsiasi governo che prolunghi la politica del Presidente Macron, severamente sanzionata per tre volte dai francesi”, ha scritto ieri sera in una nota il partito che, insieme al Fronte Popolare, non si è presentato al secondo giro di consultazioni. Tradotto: la manovre macroniane faticano ad attecchire, anche se tra i socialisti molti criticano gli eccessi di Insoumise sia riguardo l’idea di chiedere le dimissioni di Macron sia di convocare la piazza per il 7 settembre.

Intanto la destra lancia bordate. La leader dei deputati del Rassemblement National, Marine Le Pen, ha chiesto di aprire una sessione straordinaria dell’Assemblea prima della nomina del primo ministro per permettere ai deputati, se volessero, di censurarlo. La prima sessione ordinaria dell’Assemblea, infatti, è prevista per il 1 ottobre. “Non voglio che per un mese un presidente del Consiglio possa per decreto, con tutta una serie di mezzi previsti dalla Costituzione, attuare una politica che “è tossica, pericolosa per i francesi”, ha detto la Le Pen che insieme a Bardella ed Eric Ciotti ha incontrato Macron all’Eliseo. La leader di Rn ha invitato il Capo dello Stato a “rivolgersi al popolo” tramite referendum: “Il presidente ha sempre la possibilità, in caso di blocco dell’Assemblea, di chiedere direttamente il parere dei francesi. Siamo ovviamente molto favorevoli a questo”. Intanto non è escluso che, di fronte allo stallo più totale, non possa formarsi un governo tecnico. O ancor peggio un esecutivo al solo scopo di tornare nuovamente al voto. La prossima estate.

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