L’Italia è al collasso per il caos immigrazione. Non ha senso usare mezzi termini per definire una situazione quasi irreversibile. E non solo per gli sbarchi che quotidianamente avvengono a Lampedusa e ai quali non sembra possibile porre rimedio, ma anche perché dalla piccola isola, già in ginocchio da anni, stanno proseguendo i trasferimenti dei migranti nel resto d’Italia. E una delle situazioni più complesse (chi vi scrive l’ha sperimentata con i suoi occhi osservando da fuori la struttura) si trova a Torino, nei pressi di via Traves, nel quartiere Vallette, vicino allo stadio della Juventus.
Nella zona, l’11 luglio scorso è stato attivato un centro di prima accoglienza, dove opera una struttura della Croce Rossa, che si sta facendo carico da sola dell’ingente numero di migranti arrivati. Infatti, la struttura, adibita al contenimento di circa 140 migranti, oggi ne contiene oltre 500. Oltre a immaginare le terribili condizioni di vita nelle quali oltre 500 persone possano occupare 140 posti letto, oltre a dolersi per la totale assenza delle istituzioni, che si occupano solo di “scaricare” i migranti nel centro, senza poi occuparsene, ci sono altre gravi problematiche. Ossia le condizioni di vita dei cittadini del quartiere che, spaventati dalla presenza di 500 immigrati nei pressi delle loro abitazioni, temono anche per la propria sicurezza e incolumità personale.
Finiti qui i problemi? Assolutamente no. Qualche giorno fa si sono allontanati più di 150 migranti dall’hub. Come riportato dall’edizione di Torino del Corriere della Sera, a causa delle condizioni metereologiche, della lentezza delle procedure per l’assegnamento dei migranti nei Cas e del sovraffollamento del quale abbiamo già parlato, una buona parte degli “ospiti” ha deciso di lasciare spontaneamente l’hub. L’obiettivo della loro fuga pare essere stata la Val di Susa, la porta d’ingresso per la Francia, la meta finale ambita da molti.
I cugini d’Oltralpe, che spesso ci danno lezioni di umanità su come gestire i flussi migratori, al pari dei colleghi tedeschi che sono arrivati direttamente a finanziare le Ong, hanno pensato di risolvere molto semplicemente il problema. In che modo? In barba alle sentenze della Corte di giustizia dell’Unione Europea, respingendo i migranti lungo la frontiera del Monginevro. Tutto ciò nonostante i giudici di Lussemburgo avessero evidenziato che «i migranti irregolari devono poter beneficiare di un certo termine per lasciare volontariamente il territorio». Gli operatori della Croce Rossa, riporta sempre il Corriere, raccontano di come ogni giorno circa 50 migranti riescono a valicare la frontiera francese, mentre altri 50 vengono respinti. Tra questi, una buona parte arriva dall’hub di via Traves.
Ebbene, mentre noi ogni giorno sentiamo da autorevoli commentatori, professoroni e intellettuali, che qualsiasi misura per impedire il continuo andirivieni di barchini, barconi, zattere e navi delle Ong finanziate da altri stati è considerata anticostituzionale, va contro direttive e regolamenti Ue, va contro le sentenze della Cgue, i paesi con noi confinanti se ne infischiano beatamente e attuano respingimenti anche bruschi e violenti, come abbiamo visto nel corso degli anni. Per quanto ancora resteremo a guardare?
LC, 26 settembre 2023