Speciale zuppa di Porro internazionale. Grazie a un nostro amico analista che vuole mantenere l’anonimato, il commento degli articoli tratti dai giornali stranieri.
Su Le Monde del 29 ottobre Olivier Fave spiega come Emmanuel Macron cercherà di giocare la carta del semestre della presidenza francese (parte a gennaio del 2022) dell’Unione per le prossime presidenziali di aprile, sostenendo di essere il miglior candidato europeista, e puntando pesantemente sulla condanna (con annesse multe) della Polonia per il suo rifiuto di accettare la sentenza della Corte di Giustizia europea contro interventi di Varsavia che sarebbero lesivi dell’indipendenza dei giudici.
Fave nota con molto sarcasmo come, oltre a Marine Le Pen ed Éric Zemmour “aussi bien à gauche, de Jean-Luc Mélenchon à Arnaud Montebourg, qu’à droite, où Xavier Bertrand et Valérie Pécresse ont affiché leur soutien à la Pologne au nom de la «souveraineté populaire» et des «identités constitutionnelles» de chaque Etat.” Così a sinistra Melanchon e Montebourg, come a destra i repubblicani (gollisti) Bertrand e la Pécresse abbiano manifestato sostegno alla Polonia in nome della sovranità popolare e delle “identità costituzionali” di ciascun Stato.
Facciano due conti: la Le Pen nei sondaggi viene data al 15 %, Zemmour al 16%, Bertrand (il più forte dei gollisti) al 14%, Melanchon al 7%, Montebourg al 3% e poi sulle loro posizioni ci saranno il candidato del Pcf, al 2%, quelli dei vari gruppi trotzkisti al 2%, i dissidenti gollisti –lepeniani al 3%. Insomma i francesi che sollevano preoccupazioni per una Corte di Giustizia europea che invece di sorvegliare i trattati, talvolta s’inventa un diritto che non ha alla sua base né una Costituzione né un’assemblea democratica legislativa dotata dei poteri federali (o confederali) di uno Stato di diritto, sarebbero il 62 % dell’elettorato.
Alla fine il punto di vista macroniano potrebbe prevalere, se prevarrà, per la disgregazione di chi gli si oppone su un punto particolarmente rilevante (gli eventuali ruoli extracostituzionali ed extra trattati acquisiti dalla Corte europea), senza avere con sé la reale maggioranza della Francia. Può succedere. E i meccanismi di una Costituzione che al secondo turno spinge a votare quello che viene considerato il “meno peggio” può dare questi risultati.
Quello che colpisce è una stampa che si considera di qualità che non sa neanche tematizzare la drammaticità di una situazione in cui scelte fondamentali vengono prese sull’onda dell’emergenza e da una minoranza. Poi non ci si può stupire – come in occasione dei passati referendum sulla Costituzione sull’Europa – che tutte le contraddizioni in atto esplodano paralizzando qualsiasi reale processo di integrazione dell’Europa.