Cultura, tv e spettacoli

Madame vaccino, che libidine il disagio radical chic

La cantante regina di fluidità nella bufera per l’indagine sui falsi vaccini. Giornali in imbarazzo

madame vaccini fake

Di questo passo, salta fuori un Madamgate, tipo Qatar. Anche perché, vedi caso, la faccenda, tanto per cambiare, si gioca tutta a sinistra. Riassunto della puntata precedente: una apprendista cantante, certa Francesca Calearo da Vicenza, in arte Madame, 20 anni, viene pompata secondo lo schema classico di questo business miserabile, alla Maneskin: poca sostanza, tanta tracotanza, compreso il vezzo di maltrattare i fan (i fan? Madame ha i fan?), “che cazzo volete, non vedete che sto mangiando”. Secondo la regola di Eugenio Finardi: “La gente si innamora sempre della gente convinta”. E vagamente stronza. Tu tiratela come fossi la Callas, e i pirla ci crederanno.

Vale anche nel giornalismo, oh, se vale… Questa Madame fa la non allineata, la non binaria e in due anni mette in fila due Sanremi, come tutti quelli iscritti fin da piccoli alla società dello spettacolo di regime, però col cipiglio: oh, io sono bisessuale, non facciamone una cosa, eh. No, guarda, stai facendo tutto tu, tipo la Lucarelli con le palette o la Murgia con la complessità cristiana. Poi viene fuori che la medica della Madame finisce in galera perché fingeva di vaccinare i pazienti, forse compresa la Madame, non binaria anche in senso sanitario e perciò indagata. Sai, quando le piccole ribelli escono fuori come le più conformiste. Ma ci arriviamo tra un attimo.

Oggi, e siamo all’attualità fresca come un uovo di giornata, si viene a sapere che la signorina è stata assoldata dal comune di Roma per il solito spettacolo di piazza di fine anno insieme ad altri ribelli quali la ribollente Elodie, una che quanto a finezza c’è solo da consolarsi (anche lei pare abbia preso a umiliare i fan, dall’alto dei suoi 4 tormentoni penosi), Franco 126, Sangiovanni (eh?) e tutta la pletora dei falsi indie, tutti belli pilotati, indottrinati, conformizzati. E qui scatta la libidine, perché nel frattempo è emersa la storia della Madame. E la farsa è splendida, venendo la festa organizzata da una amministrazione del partito che del regime vaccinale ha fatto la sua ragione di sopravvivenza, fin che gli è riuscito. Ma come, tu sei il partito degli sgherri di Draghi, quello che solo oggi ammette che le sue alchimie servivano a ricattare i cittadini – dopo averlo negato per quasi due anni: si chiama cialtronaggine – e poi tiri dentro una che potrebbe essersi vaccinata per finta?

Difatti l’imbarazzo, come si usa dire in figuredemmerda come questa, è palpabile. Bocche cucite in comune, cucita a doppio ricamo quella della Madamin. Per forza, che deve dì? E, questa volta, passare da martire traumatizzata, bullizzata, ghettizzata, insomma fregarli tutti, è complicato. Business for dummies, cretinetti che la difendono a prezzo di umiliare la loro intelligenza.

Francamente, si fatica a seguire la logica di chi dice: ah, c’era la dittatura, lei ha fatto solo che bene. Davvero? Ma così è troppo facile. Il regime si combatte denunciandolo: cercare di fregarlo con mezzucci squallidi significa non combattere il regime, ma rafforzarlo a tutto scapito dei povericristi che, magari, si ritrovarono ricattati e senza via d’uscita. C’è chi si è compromesso, nell’informazione, pochissimi, nello spettacolo, meno ancora; c’è chi, dopo essersi sierato, è uscito allo scoperto, prendendosi minacce e maledizioni ma senza rinunciare a raccontare effetti collaterali e disastri accessori. C’è chi si è messo frontalmente dalla parte del torto, siccome tutti gli altri posti erano occupati (vero Pelù, Svacco Rossi, e tutta l’armata Brancaleone dei cosiddetti artisti piddini plurimascherati e plurisierati, almeno a loro dire?). E poi ci sono le Madamette che, se confermate le accuse, pare facessero le furbette: avrebbe porto la spalla alla patria, ma per finta, non ha detto una parola contro un sistema del quale pare non fosse convinta, però l’ha sfangata o almeno così credeva (a margine: se era irregolare già l’anno scorso, la sua partecipazione a Sanremo, trasformato per l’occasione in un hub vaccinale con tanto di spot del ciambellano di regime Amadeus e vergognosi siparietti del compare Fiorello, è stata o non è stata truffaldina?).

No, signori belli: la signorina Calearo da Vicenza non si è salvata le chiappe meritoriamente: ha preso in giro tutti noi e tutti voi che magari vi state sputtanando da due anni per combattere, nel vostro piccolo, un andazzo di stampo cinese. Non è neppure vero che la ragazzina non ci speculi: sulla faccenda del gender in apparenza non si è spesa fino alla militanza, essendo consigliata da volpini & volponi, ma non ha mai perso occasione per parlare di sé, di sé e ancora di sé, secondo la regola aurea dell’egolatria social, ma sempre, comunque e in ogni luogo con implicazioni ferroviarie, cioè sono non binaria, ho la fidanzata, non facciamone un dramma, come nella scena dei dentisti neri in “Scappo dalla città”.

Non ha praticato la militanza di partito, ma ha esasperato la propaganda personale così da farsi adottare idealmente dal Partito. Difatti la prendono dappertutto, Sanremo, Primomaggio e Capodanno. Certo, con ribelli così chi ha bisogno dei conformisti. Solo che a questo punto il Sanremo è a rischio: in modo grottesco, perché la punizione è sproporzionata al fatto, questo è certo. Ma siamo, restiamo nel moralismo di sinistra che ha sostituito il Dio della complessità cristiana, in cui non ha mai creduto, con l’idolo, il totem, la siringa: dunque, se bestemmi in chiesa, cioè a Sanremo, i mammasantissima in Rai e altrove si trasformano seduta stante in talebani. Lo stesso, par di capire, per il concertone di San Silvestro, officiato sempre dagli stessi e al servizio degli stessi. Ma chi si vota alla causa piddina, lo deve sapere: questi sono spietati, ti infilano ovunque ma se caschi in disgrazia, se ti fai beccare, non ti hanno mai conosciuto. Funziona se ti chiami Panzeri, perfino se ti chiami Soumahoro e sei moro, o meglio, morto al mondo per loro. Figuriamoci se non funziona per una che si crede Janis Joplin. Tutto va mal, Madame la marchesa.

Max Del Papa, 27 dicembre 2022