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Mafia nigeriana, la rete che operava dai centri d’accoglienza

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Era solo questione di tempo, e (lo suggerisce il buonsenso, non servono chissà quali informazioni privilegiate) è la prima notizia di una serie destinata ad allungarsi moltissimo. Nel fine settimana, un’efficace indagine antimafia ha smantellato una rete (una decina di arresti, da sommare ai 18 disposti un paio di mesi fa) dedita in Sicilia a traffico di stupefacenti, sfruttamento della prostituzione e altri reati tra cui violenza sessuale di gruppo. Gli ultimi latitanti sono stati arrestati tra Francia e Germania, dove l’organizzazione andava ramificandosi.

E fin qui, purtroppo, c’è poco da stupirsi: ordinaria amministrazione criminale. Ma le novità sono quattro.

1. Primo: si tratta di esponenti della mafia nigeriana, con tanto di riti tribali di iniziazione (bere il sangue dei confratelli, tanto per capire di che – e di chi – stiamo parlando).

2. Secondo: eccezionali livelli di violenza e efferatezza, con liti tra bande rivali risolte a colpi di machete.

3. Terzo: come base operativa, questi gentiluomini avevano il Cara di Mineo, cioè nientemeno che un centro per l’accoglienza degli immigrati, divenuta – a quanto pare – base logistica per le attività illegali di queste bande.

4. Quarto: non sappiamo ancora se pure in questo caso il fatto sia confermato, ma in circostanze analoghe del passato è emerso che molte delle persone coinvolte erano arrivate sui barconi.

Si comprende bene che tutta la retorica sull’accoglienza, sul “restiamo umani”, sull’”aprite i porti”, deve fare i conti con questi dati di fatto, difficili da negare e aggirare.

Comunque la si pensi sull’immigrazione, e comunque ci si collochi politicamente, è evidente a chiunque abbia onestà intellettuale che solo la limitazione quantitativa degli arrivi, controlli rigorosi, e – in prospettiva, come già fanno altri paesi – la scelta anno per anno degli immigrati (in base alle reali esigenze del nostro mercato del lavoro) possono evitarci un destino di caos, disordine, violenza. Che non gioverebbe a nessuno: né agli italiani né agli immigrati regolari.

Daniele Capezzone, 1 aprile 2019