La vicenda corrobora l’urgenza di riformare la macchina asmatica della giustizia senza ledere l’indipendenza e l’autonomia della magistratura, che non deve tracimare dall’alveo costituzionale che ne sancisce l’imparzialità nell’esercizio delle sue funzioni.
L’indipendenza dell’ordine giudiziario significa affrancamento da ingerenze esterne, ma non esenzione da responsabilità conclamate. I magistrati sono sottoposti alla legge e alla legge debbono obbedire, inchinandosi alla famosa tripartizione dei poteri. Alcuni giudici mettano giudizio!
Andrea Amata, 23 maggio 2020